Venezuela. Incidenti nel carcere di Uribana, solidarietà del Papa: mai più drammi
simili
Dopo i violenti scontri verificatisi il 25 gennaio scorso nel carcere venezuelano
di Uribana, costati la vita a 58 persone, in gran parte detenuti, il Papa invita le
autorità del Paese a operare perché questi fatti drammatici non si ripetano mai più.
Il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto XVI esorta le istituzioni
a “continuare a lavorare in uno spirito di collaborazione e buona volontà per superare
i problemi ed evitare la ripetizione in futuro di tali eventi drammatici”. L’appello
è contenuto in un telegramma di cordoglio inviato, a firma del cardinale segretario
di Stato Tarcisio Bertone, in cui il Papa esprime il proprio profondo dolore per i
“tragici incidenti” assicurando la sua preghiera per i defunti e “la sua più profonda
vicinanza spirituale e solidarietà” alle famiglie delle vittime e ai circa 90 feriti.
Proprio ieri, il governo venezuelano ha prorogato di altri tre mesi lo stato di emergenza
carceraria per la costruzione di nuovi penitenziari. Secondo l’Osservatorio venezuelano
delle prigioni, nel Paese ci sono oltre 45 mila detenuti in strutture che potrebbero
ospitarne al massimo 15 mila. L’esecutivo ha aperto un’inchiesta su quanto accaduto:
secondo una prima ricostruzione, ad innescare gli incidenti sarebbe stata una perquisizione
condotta dalla Guardia nazionale. Alcune bande avrebbero approfittato dell’occasione
per aggredire gli agenti: ne sarebbe nato uno scontro durissimo, con i detenuti che
avrebbero rubato le armi, ma si ipotizza che altre munizioni fossero all’interno del
carcere. Testimoni hanno parlato anche di due esplosioni. Il penitenziario dovrebbe
ospitare 850 persone ma al momento ce ne sono 2.500. Per la Commissione Onu per i
diritti umani la responsabilità degli scontri è da attribuire alle autorità venezuelane.
La Chiesa venezuelana, da parte sua, parla di una “politica penitenziaria inefficace
del governo, dinanzi al sovraffollamento, alla mancanza di cibo adeguato, alla violenza
incontrollata, ai ritardi procedurali e all'umiliazione subita dalle famiglie” dei
detenuti e invoca “un'indagine indipendente e imparziale, che permetta di processare
e punire i responsabili”.