Giordania: le sétte mettono a rischio i rapporti tra cristiani e musulmani
I testimoni di Geova e le sétte di provenienza americana, con i loro metodi di propaganda,
creano problemi alle comunità cristiane medioerientali di antica tradizione e ai loro
rapporti con la maggioranza musulmana. A lanciare l'allarme è il sacerdote giordano
Rifat Bader, direttore del Catholic Center for Studies and Media, con sede ad Amman.
“Negli ultimi tempi” spiega padre Bader all'agenzia Fides “Tante famiglie mi chiamano
per segnalarmi l'insistenza con cui i Testimoni di Geova chiedono di entrare nelle
loro case per distribuire materiale di propaganda. Quelli che sono passati con loro,
hanno cominciato sùbito a manifestare pubblicamente la propria ostilità verso la comunità
cristiana a cui prima appartenevano”. Il sacerdote ricorda che già nel 2008, davanti
agli effetti prodotti in Giordania dall'attività di decine di predicatori, i capi
delle Chiese insediate nel Regno hascemita avevano espresso in un documento la loro
condivisa preoccupazione. “I Testimoni di Geova e i militanti di altre sétte” riferisce
padre Bader “vanno per città e villaggi e fanno propaganda anche presso le famiglie
musulmane. Citano la loro Bibbia e il loro Vangelo. Anche quando non condividono la
fede trinitaria, parlano di Gesù, e vengono percepiti come cristiani. In questo modo,
fanno confusione e violano il tradizionale rispetto per cui nella nostra società ogni
comunità religiosa evita di fare proselitismo tra i menbri degli altri gruppi”. Secondo
il sacerdote giordano, il fenomeno rappresenta anche una provocazione pastorale: ”se
i nostri fedeli subiscono il richiamo delle sètte, vuol dire che non hanno assaporato
davvero la ricchezza della fede in cui pure sono stati educati”. Nello stesso tempo,
padre Bader non ritiene che il suo allarme esprima una concezione contraria alla libertà
religiosa: “Auspichiamo tutti che anche nel mondo arabo si affermino in senso pieno
la libertà religiosa e la libertà di coscienza. Ma i metodi di proselitismo aggressivo,
rivolti a comunità di credenti, non possono essere giustificati col richiamo a questi
principi”. (R.P.)