E' allarme nelle università italiane: in dieci anni persi 58mila studenti
Meno iscritti, meno laureati, meno fondi e meno professori. Le università italiane
sono in affanno. Lo denuncia il Cun, Consiglio universitario nazionale, in un documento
rivolto all’attuale governo, al Parlamento e, in prossimità del voto, a tutte le
forze politiche. Servizio di FrancescaSabatinelli:
58 mila studenti
persi in dieci anni, come se a scomparire fosse stata l’intera Statale di Milano.
La denuncia del Consiglio universitario nazionale riguarda tutto il territorio italiano
e quasi tutte le università. Ad oggi gli immatricolati sono poco più di 280mila. Le
iscrizioni sono calate del 4% in tre anni. Rispetto alla media europea l’Italia, quanto
a laureati, è al penultimo posto: al 34.mo su 36 Paesi. Anche per ciò che riguarda
i fondi le università italiane hanno il segno meno. Dal 2009 il fondo di finanziamento
ordinario è calato del 5% annualmente, impedendo a molte università di programmare
didattica e ricerca. Altra nota amara: le borse di studio. Il fondo nazionale per
finanziarle è stato ridotto, e se nel 2009 copriva l’84% degli studenti aventi diritto,
nel 2011 solo il 75. Innumerevoli i corsi eliminati, e non per una razionalizzazione
dei costi, quanto per aver pesantemente ridotto il personale docente, sceso del 22%
in sei anni. “L’Italia sta rinunciando a formare i suoi giovani”, ha spiegato il presidente
del Cun, Andrea Lenzi, che avverte: “Investire nella formazione delle future generazioni
è fondamentale, perché l’università è l’unica istituzione pubblica che crea le competenze
per la classe dirigente di un Paese democratico, moderno ed evoluto”.