Udienza generale. Il Papa: Dio è Padre di tutti, la sua onnipotenza è la compassione
La vera onnipotenza sta nell’avere compassione, così come Dio l’ha per ogni persona:
è così che Dio dimostra il suo amore e la sua paternità verso l’uomo. Benedetto XVI
l’ha affermato ieri mattina dell’udienza generale in Aula Paolo VI, proseguendo nella
sua riflessione sulla preghiera del “Credo”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Dire di credere
“in Dio Padre onnipotente” è ritenere che anche l’essere umano più piccolo possa sentirsi
figlio dell’immensamente grande: un figlio amato come nessun padre umano potrà mai
fare. E proprio per spiegare la vastità di fede che si condensa nelle prime parole
del Credo – la paternità e l’onnipotenza di Dio – Benedetto XVI ha paragonato Dio
Padre all’uomo padre, il quale – ha osservato – spesso esercita questo ruolo in contesti
di famiglie spezzate e preoccupazioni soverchianti, che “possono impedire un sereno
e costruttivo rapporto tra padri e figli:
“La comunicazione si fa a volte
difficile, la fiducia viene meno e il rapporto con la figura paterna può diventare
problematico; e problematico diventa così anche immaginare Dio come un padre, non
avendo modelli adeguati di riferimento. Per chi ha fatto esperienza di un padre troppo
autoritario ed inflessibile, o indifferente e poco affettuoso, o addirittura assente,
non è facile pensare con serenità a Dio come Padre e abbandonarsi a Lui con fiducia”.
La
vista di questo scenario sarebbe scoraggiante se l’Antico e soprattutto il Nuovo Testamento
non intervenissero a mostrare le “qualità” dell’amore paterno di Dio per gli uomini:
“Dio
è un Padre che non abbandona mai i suoi figli, un Padre amorevole che sorregge, aiuta,
accoglie, perdona, salva, con una fedeltà che sorpassa immensamente quella degli uomini,
per aprirsi a dimensioni di eternità (...) L’amore di Dio Padre non viene mai meno,
non si stanca di noi; è amore che dona fino all’estremo, fino a sacrificio del Figlio
(...) Noi possiamo affrontare tutti i momenti di difficoltà e di pericolo, l’esperienza
del buio della crisi e del tempo del dolore, sorretti dalla fiducia che Dio non ci
lascia soli ed è sempre vicino, per salvarci e portarci alla vita eterna”.
La
“certezza” di questa presenza paterna arriva dalla fede, ma – ha affermato Benedetto
XVI – anche dalla storia, che duemila anni fa ha visto il Figlio di Dio morire sulla
Croce e poi risorgere, segno tangibile di un amore mai visto. Eppure, ha riconosciuto,
proprio la croce potrebbe far sorgere dubbi sull’“onnipotenza divina”:
“Noi
vorremmo certamente un’onnipotenza divina secondo i nostri schemi mentali e i nostri
desideri: un Dio ‘onnipotente’ che risolva i problemi, che intervenga per evitarci
le difficoltà, che vinca le potenze avverse, cambi il corso degli eventi e annulli
il dolore (…) In realtà, davanti al male e alla sofferenza, per molti, per noi, diventa
problematico, difficile, credere in un Dio Padre e crederlo onnipotente; alcuni cercano
rifugio in idoli, cedendo alla tentazione di trovare risposta in una presunta onnipotenza
'magica' e nelle sue illusorie promesse”.
“Oggi – ha commentato il Papa
– diversi teologi dicono che Dio non può essere onnipotente altrimenti non potrebbe
esserci così tanta sofferenza, tanto male nel mondo. Ma il fatto è, ha proseguito,
che quella di Dio è una “onnipotenza diversa”:
“In realtà, Dio, creando
creature libere, dando libertà, ha rinunciato a una parte del suo potere, lasciando
il potere della nostra libertà (...) La sua onnipotenza non si esprime nella violenza,
non si esprime nella distruzione di ogni potere avverso come noi desideriamo, ma si
esprime nell’amore, nella misericordia, nel perdono (…) in un atteggiamento solo apparentemente
debole (…), fatto di pazienza, di mitezza e di amore, dimostra che questo è il vero
modo di essere potente! Questa è la potenza di Dio! E questa potenza vincerà!”.
Ripetendo,
in un tweet successivo all’udienza generale, che “ogni essere umano è amato
da Dio Padre”, e aggiungendo: “Nessuno si senta dimenticato, perché il nome di ciascuno
è scritto nel Cuore del Signore”, il Pontefice ha concluso la catechesi indicando
cosa consista la “vera, autentica e perfetta potenza divina”:
“Rispondere
al male non con il male ma con il bene, agli insulti con il perdono, all’odio omicida
con l’amore che fa vivere. Allora il male è davvero vinto, perché lavato dall’amore
di Dio; allora la morte è definitivamente sconfitta perché trasformata in dono della
vita”.
Al termine delle catechesi nelle varie lingue, Benedetto XVI ha
espresso dato spazio a una sua ricorrente preoccupazione per ciò che riguarda la formazione
cristiana. Nel salutare i fedeli dell’arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsiconuovo
e ringraziare ancora la Regione Basilicata per il presepe allestito quest’anno in
Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha detto:
“Cari amici, continuate a dedicare
ogni sforzo perché sia curata, ugualmente nelle città come nei centri minori, una
solida istruzione religiosa, perché tutti siano preparati a ricevere con frutto i
Sacramenti, indispensabile nutrimento della crescita nella fede”.