India: i dieci punti della Chiesa per l’Anno della Fede
Come rafforzare la fede della popolazione? Come rispondere alle sfide pastorali (come
la povertà e la presenza delle sette) e alle necessità spirituali dei fedeli? Nel
pieno dell’Anno della Fede, la Chiesa indiana si interroga e mette a fuoco “dieci
punti fondamentali” per vivere in pienezza questo tempo che Benedetto XVI ha consegnato
a tutta la Chiesa universale. Come riferito all’agenzia Fides, in un incontro tenutosi
martedì a Mangalore, promosso dal vescovo Mons. Aloysius Paul D’Souza, alla presenza
di clero, religiosi e fedeli laici, la Chiesa indiana ha rimarcato che l’Anno della
Fede richiama ogni credente a “rimettere a fuoco il distacco dai beni terreni e l'impegno
per la giustizia sociale”. Guidata dal francescano padre Nithiya Sagayam, segretario
esecutivo dell’Ufficio per lo Sviluppo Umano nella Federazione delle Conferenze episcopali
dell’Asia (Fabc), l’assemblea ha ribadito che urge pianificare, in ogni diocesi, modalità
e mezzi per rendere efficace l’Anno della Fede, traducendone i contenuti a livello
pastorale, per i vari ambiti e le vari fasce d’età. L’assemblea ha approvato un programma
in dieci punti nel quale si chiede: di raccontare a bambini e giovani la storia della
fede e dei sacrifici compiuti per far germogliare la fede nei diversi territori; creare
speciali “équipe della fede” per l’animazione in tutte le diocesi, che operino con
associazioni, anziani, giovani, famiglie; rafforzare la solidarietà verso i bisognosi,
con team di volontari; istituire delle speciali “équipe della pace” che promuovano
unità e riconciliazione nelle famiglie e nei villaggi; celebrare le “Giornate della
Pace” per genitori, coppie, giovani, donne; riprendere piani di azione concreti per
i diritti dei poveri e degli oppressi (sicurezza alimentare, eguaglianza di genere,
giusti salari, diritti del bambino, ecc); costruire buoni rapporti con i funzionari
del governo locale; attivare l’Adorazione eucaristica in tutte le chiese; dare una
attenzione particolare ai gruppi di giovani, alle famiglie, ai migranti, ai malati
ed infine iniziare la Quaresima come “tempo di trasformazione”, concentrandosi sulla
riconciliazione tra persone, famiglie, comunità. (R.P.)