Filippine. I vescovi: non farsi intimorire dai problemi del Paese ma restare fermi
nella fede
Non lasciarsi intimorire dalle turbolenze che sta attraversando il Paese, ma restare
fermi nella fede in Cristo, unica vera via di salvezza. E’ l’esortazione contenuta
nella lettera pastorale “Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno”
diffusa lunedì a Manila dai vescovi filippini al termine della loro assemblea plenaria.
Il documento è un’analisi critica delle attuali emergenze e sfide della società filippina
alla luce della dottrina sociale della Chiesa. In particolare, i presuli parlano dei
disastri provocati dai recenti tifoni Sendong e Pablo, che – affermano – sono anche
il risultato dell’azione dell’uomo sul territorio; denunciano il dilagare della cultura
della morte e della promiscuità sessuale; gli abusi di potere e la corruzione endemica
nelle istituzioni favoriti da un’informazione poco trasparente; la sempre diffusa
pratica del familismo in politica; l’incapacità di chi è al potere di affrontare la
piaga dell’ingiustizia sociale; la cultura dell’impunità e la perdurante sofferenza
dei poveri. La nota pastorale richiama quindi alcuni insegnamenti fondamentali della
Dottrina sociale della Chiesa “basata su una fede che - si sottolinea - si applica
a tutti gli ambiti della vita umana: sociale, politico, economico, culturale e religioso”.
A cominciare dalla difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale. E
qui i vescovi puntano ancora una volta il dito contro la contestata Legge sulla salute
riproduttiva (la cosiddetta Rh Bill) ed elogiano l’impegno dei fedeli laici che da
anni si battono insieme all’episcopato perché il provvedimento non passi. Per quanto
riguarda la corruzione, i presuli filippini ricordano, citando il Compendio della
Dottrina sociale della Chiesa, come essa deformi la democrazia, “perché rifiuta le
norme morali minando quella giustizia sociale” sottesa al principio del bene comune.
Quindi l’appello pressante ai governanti per un intervento più incisivo contro questa
piaga, cominciando con l’approvazione di una nuova legge sulla libertà di informazione,
quale garanzia di trasparenza. Contraria all’interesse comune è anche la pratica del
familismo che perpetua alcune dinastie politiche al potere. Ma il perseguimento del
bene comune – ammoniscono i vescovi - riguarda anche i cittadini chiamati a svolgere
questo compito con il voto, un voto al quale il nuovo sistema elettronico che si vuole
introdurre deve garantire assoluta trasparenza. I vescovi ricordano poi il valore
dell’amore evangelico per i poveri che ci invita ad adoperarci per la giustizia sociale.
La Chiesa – affermano - non solo è impegnata in prima persona nell’aiuto e nella promozione
umana dei poveri, ma cerca di incoraggiare la solidarietà nella società e di spronare
le autorità a mettere in campo iniziative concrete contro la povertà. Il documento
sottolinea, infine, che l’impegno centrale della Chiesa è l’annuncio della verità:
con riferimento all’attuale dibattito politico nel Paese, i vescovi ricordano ai fedeli
che non tutto quello che è ”popolare” è necessariamente “giusto” e che non tutto quello
che è “legale” è “morale”. “Ognuno deve seguire la propria coscienza”, affermano,
ma, come precisa il Catechismo della Chiesa cattolica, “la coscienza deve essere educata
e il giudizio morale illuminato”. Richiamando il celebre episodio della tempesta sedata
raccontata dal Vangelo di Marco, i presuli esortano quindi i fedeli a restare fermi
nella fede in Cristo: “Nell’Anno della Fede - sottolineano in conclusione - Benedetto
XVI ci esorta a rispondere con la fede a quanto ci accade attorno: con gli occhi fissi
su Gesù non affonderemo, ma prenderemo in largo nelle rischiose acque della modernità”.
(A cura di Lisa Zengarini)