Libano: monito del patriarca Rai per i Paesi che in Siria armano regime ed opposizione
I leader degli Stati “che fanno la guerra in Siria fornendo denaro, armi e mezzi sia
per il regime, sia per l'opposizione”, con la loro “malvagia opera di istigazione”
sono responsabili davanti al tribunale della coscienza e della storia dei “crimini
di assassinio, distruzione, aggressione e deportazione di cittadini innocenti” che
stanno martoriando da quasi due anni il popolo siriano. La vibrante denuncia – raccolta
dall'agenzia Fides - viene dal cardinale Bechara Boutros Rai, patriarca di Antiochia
dei Maroniti. Nell'omelia pronunciata nella sede patriarcale di Bkerké durante la
Messa domenicale, in occasione della Giornata di solidarietà indetta dalla Chiesa
maronita a favore dei rifugiati siriani accolti in Libano, il patriarca Rai ha attribuito
alle colpe e alle omissioni della comunità internazionale, un peso decisivo nel devastante
perpetuarsi del conflitto siriano. Citando l'enciclica di Papa Giovanni XXIII Pacem
in Terris, il card. Rai ha chiamato in causa anche l'Onu e la sua “responsabilità
di organizzazione sorta dopo la Seconda guerra mondiale con il fine essenziale di
mantenere e consolidare la pace tra i popoli”. Il capo della Chiesa maronita ha stigmatizzato
anche gli effetti destabilizzanti che il conflitto siriano minaccia di avere sullo
scenario libanese. Il patriarca Rai ha richiamato i diversi Partiti libanesi a “non
puntare gli uni sul regime e gli altri sull'opposizione in Siria”, perché con le loro
opzioni divergenti “creano intralci alla vita pubblica del Libano e paralizzano le
decisioni nazionali, compresa la ratifica di una nuova legge elettorale”. In questo
modo - ha stigmatizzato il card. Rai – si incentivano i timori di una tracimazione
del conflitto siriano in territorio libanese, e si fomenta la tendenza dei libanesi
a emigrare all'estero. Rivolgendosi ai rifugiati siriani, il patriarca maronita li
ha invitati a essere riconoscenti nei confronti dello Stato e del popolo che li hanno
accolti, chiamandoli a conformarsi alla “cultura libanese fondata sull'apertura, l'ospitalità
e l'unità nella varietà” e ad astenersi da ogni comportamento lesivo della pace civile.
Lo Stato libanese, a giudizio del porporato, è tenuto a “controllare le frontiere,
registrare i rifugiati e prendere tutte le misure necessarie a impedire l'infiltrazione
di armi in Libano”. Secondo il patriarca, occorre “sventare ogni eventuale complotto
ordito sia all'interno che all'esterno, e evitare ogni strumentalizzazione religiosa,
comunitaria o politica dei rifugiati”. Anche il flusso dei profughi va monitorato:
a detta del patriarca Rai, occorre coordinarsi con l'Onu e con gli altri Stati per
non sovraccaricare il Libano con un numero di rifugiati che il Paese dei Cedri non
sarebbe in grado di sopportare, economicamente e socialmente. (R.P.)