Stato di emergenza in tre città dell’Egitto dopo le violenze degli ultimi giorni
Ancora morti in Egitto, nel secondo anniversario della rivoluzione. E il presidente
Morsi dichiara lo stato di emergenza nelle città di Ismailia, Suez e Port Said. Le
ultime violenze ci sono state ieri proprio a Port Said. La scintilla è stata la sentenza
di condanna a morte di 21 imputati accusati di omicidio nel massacro avvenuto nello
stadio della città il 2 febbraio dello scorso anno. Delle gravi questioni politiche
sullo sfondo delle violenze ci parla Marina Calculli:
Dopo un’ennesima
giornata di caos ieri sera il presidente Morsi ha invocato lo stato d’emergenza e
imposto un coprifuoco di 30 giorni a Ismailiyya, Suez e Port Said. Proprio qui ieri
ci sono stati 7 morti e oltre 600 feriti durante il funerale delle 31 vittime del
giorno prima, a loro volta risucchiate nella violenza tra due fazioni di ultras. L’oggetto
della disputa era una sentenza ai danni dei presunti responsabili di un tragico episodio
di violenza avvenuto un anno prima nello stadio di Port Said. Ma l’elemento sportivo
si salda al dato politico: durante i funerali, infatti, i manifestanti avevano gridato
slogan contro il presidente. Anche al Cairo, ad Alessandria, a Suez ci sono stati
nuovi scontri, dopo quelli dei due giorni precedenti. La piazza anti-Morsi ora accusa
il nuovo raìs di essere uguale a Mubarak e l’establishment dei Fratelli Musulmani
di aver rubato la rivoluzione. Il Consiglio di Salvezza nazionale, che riunisce tutte
le voci dell’opposizione liberale e laica, ha chiesto al presidente di formare una
commissione neutrale per emendare la costituzione approvata solo un mese fa ma assai
contestata da molti egiziani. Per oggi è atteso un nuovo meeting mentre l’instabilità
continua a far crollare la borsa del Cairo: una mannaia sull’economia già vessata
dell’Egitto, che fa sempre più fatica a riprendersi.