Il Papa ai vescovi della Campania: sostegno alla giustizia e alla legalità, attenzione
ai poveri
Sostegno al lavoro svolto in favore di una giustizia animata dalla carità e dello
sviluppo del senso di legalità. Lo ha offerto ieri mattina Benedetto XVI al primo
gruppo di vescovi della Campania, ricevuti in visita ad Limina. Al termine
dell’udienza, Alessandro De Carolis ha domandato a uno dei presenti, il vescovo
di Avellino, mons. Francesco Marino, quale realtà di Chiesa e di società sia
stata presentata al Papa:
R. - Anche noi
risentiamo delle problematiche sociali della crisi, della forte disoccupazione, dell’assenza
di prospettive di futuro per i nostri giovani, che ancora continuano a vedere il loro
futuro nell’emigrazione. Però, poi, dal punto di vista religioso, nella nostra terra
ancora tiene il radicamento dei valori nella fede. La gente è ancora attaccata ai
valori della famiglia, i nostri giovani seguono le nostre comunità parrocchiali ed
è confortante anche l’incremento delle vocazioni rispetto al recente passato.
D.
- Cosa le è maggiormente rimasto nel cuore di Benedetto XVI?
R. - La sensibilità
del Papa, che ha seguito con molta attenzione i nostri interventi, uno a uno. Lui
stesso, alla fine, con molta simpatia ha detto: “Ho imparato alcune cose della vostra
storia”, perché poi ognuno di noi presentava anche gli aspetti del cammino storico
delle nostre chiese, i Santi, le esperienze, e il Santo Padre coglieva immediatamente
i punti salienti dei nostri interventi. Per la verità, ci ha confortato molto con
le sue parole e ha anche confermato i cammini intrapresi che a lui stanno molto a
cuore: quello dell’evangelizzazione e quello della fede.
D. - Voi vescovi della
Campania avete prodotto un documento, “La Chiesa nel Mezzogiorno”, nel quale mettete
in rilievo le sfide, non solo ecclesiali ma anche sociali, - umane, direi – delle
vostre terre. In particolare, su questi aspetti Benedetto XVI vi ha detto qualcosa?
R.
- Il Papa è da sempre molto attento a questi aspetti. Il senso della legalità, l’attenzione
alla giustizia sorretta dalla carità, la sensibilità soprattutto verso i più poveri
e gli umili, i valori fondamentali della vita, della famiglia, sono tutte cose che
stanno sempre a cuore al Santo Padre. Lui li ha sottolineati man mano che noi vescovi
li mettevamo in evidenza.
D. - Con che animo lei personalmente torna alle responsabilità
pastorali che la attendono tra la sua gente?
R. - Io torno con grande gioia
dopo l’incontro con il Papa, proprio per il valore spirituale che comporta, il senso
di comunione effettivo ed affettivo con il Successore di Pietro. Quest’anno, poi,
l’esperienza nuova, “collegiale”, del rapporto con Lui – il fatto cioè di vedere il
Papa assieme a un gruppo di vescovi, in un contesto in cui abbiamo ascoltato non solo
il Papa, ma anche le esperienze di tutti, come facciamo spesso nelle conferenze, ma
non con la presenza visibile del Papa – è stata una cosa bella.
La realtà della
Chiesa della Campania sarà nuovamente all’attenzione di Benedetto XVI giovedì prossimo,
giorno nel quale è in programma l’udienza a un secondo gruppo di presuli, guidati
nella circostanza dall'arcivescovo di Napoli, e presidente dei vescovi campani, il
cardinale Crescenzio Sepe. Alla vigilia dell’incontro con il Papa, Luca
Collodi lo ha intervistato:
R. – Presenteremo
quella che è la realtà che oggi ci vede impegnati tutti sul fronte pastorale. Una
realtà molto bella, perché la Chiesa campana è una Chiesa viva, dinamica, con un buon
numero di sacerdoti. Vogliamo aprire le porte delle nostre chiese per entrare nelle
case, nei vicoli, nella piazze e ascoltare, parlare vivere con la gente, a volte persone
che non hanno voce, ma che comunque fanno sentire la drammaticità del momento in cui
ci troviamo a vivere. Vedo anche laici molto impegnati nella vita sociale che cercano
di dare un’anima questa realtà, una società spesso senza anima, delusa, amareggiata,
e quindi il loro sforzo di portare la speranza, la fiducia, per salvaguardare quei
valori tradizionali della nostra gente.
D. – Un elemento importante della vostra
pastorale è quello della legalità. E’ una battaglia che la Chiesa campana sta vincendo?
R.
– Noi qui viviamo una situazione di frontiera, nel senso che è come se l’illegalità
avesse conquistato tutto il territorio, dove neanche le istituzioni spesso riescono
a contrapporsi a questo sfacelo. Ma la Chiesa alza la voce per richiamare tutti al
dovere di sconfiggere insieme questo male, questo cancro e devo dire che tale impegno
della Chiesa per salvaguardare la dignità della persona - penso in particolare ai
nostri giovani che non vedono uno spiraglio per il loro futuro e a volte sono in balia
di queste organizzazioni malavitose - ha una buona risonanza.
D. – La povertà
della società campana quanto aiuta l’illegalità?
R. – La facilita enormemente.
Il problema dei problemi è la mancanza di lavoro, il fatto che qui in Campania non
solo non si arriva a fine mese, ma non si arriva neanche a metà mese, il fatto che
gli anziani non hanno un’assistenza adeguata: tutto questo aiuta la Camorra e tutte
le organizzazioni malavitose a “impossessarsi” della nostra gente, a strumentalizzarla
per i propri scopi.
D. – Senza il supporto delle istituzioni civili questo
impegno della Chiesa campana potrà avere successo?
R. – Noi facciamo il nostro
dovere che viene dettato dal Vangelo di Cristo, naturalmente sempre con il cuore aperto
ad accogliere tutti coloro che coscienti del male che fanno vogliono pentirsi realmente.
Spero però che questo sia un segno forte anche per le istituzioni, perché anche loro
si possano impegnare come è loro dovere per un’ azione che salvaguardi la dignità
della nostra gente.
D. – L’attuale Dottrina sociale della Chiesa è in grado
di aiutare la vostra azione pastorale sul territorio o, secondo la vostra esperienza,
potrebbe essere aggiornata?
R. – Io credo che fondamentalmente la risposta
c’è: è quella del Magistero e anche dello stesso Episcopato italiano. Penso alle grandi
Encicliche, al documento che noi vescovi italiani abbiamo pubblicato su “La Chiesa
nel Mezzogiorno”, cioè tutta una serie di prese di posizione molto forti che incidono,
soprattutto nella coscienza: una coscienza direi rinnovata su quella che è la corresponsabilità
di tutti, innanzitutto dei cristiani. Io stesso per esempio sono intervenuto per dire
che questa gente che ammazza ogni giorno, che fa violenza è tutta non è cristiana.
Inoltre cerchiamo di sensibilizzare sulla nostra realtà anche con la catechesi, cominciando
dai bambini. A breve pubblicheremo Catechismo della Chiesa napoletana, proprio per
affrontare questi problemi che ci riguardano più da vicino.