Giornata europea della privacy dedicata al cyberbullismo. Il garante: arginare i lati
oscuri della rete
Sensibilizzare i giovani sui rischi, legati ad un uso distorto dei social network,
che possono sfociare nel fenomeno, sempre più allarmante, del cyberbullismo. A questa
grave forma di prevaricazione, attuata attraverso Internet o il telefono cellulare,
è dedicata la “Giornata Europea della protezione dei dati personali” ricordata ieri.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
I social network
rappresentano oggi un rivoluzionario strumento per entrare in contatto con gli altri,
ma presentano anche dei pericoli. Sui principali rischi che si possono correre in
rete, il presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali,
Antonello Soro:
“Il bullismo, come fenomeno non nuovo, assume nella
dimensione digitale un’invasività ed un effetto lacerante nella vita soprattutto dei
giovani. Esiste una dimensione del fenomeno che, probabilmente, è sottovalutata: la
trasformazione digitale della nostra società in pochi anni ha reso davvero diversa
l’organizzazione della vita, particolarmente dei giovani e dei giovanissimi. Gli studi
sostengono che fra i ragazzini di sette, dieci anni, il numero di aderenti alle comunità
virtuali, con dati anagrafici falsati, è altissimo. Sono bambini che trascorrono una
parte della loro giornata chiusi in una camera sul computer, nell’inconsapevolezza
dei genitori, che anzi considerano il fatto di per sé positivo. Noi vogliamo dire
che è positivo partecipare alla vita digitale, all’esperienza di Internet, perché
è una fonte enorme e straordinaria di conoscenza e di crescita, ma sappiamo anche
che esistono lati oscuri, come quello del bullismo elettronico. Alla base di tutto
c’è la consuetudine, nella quale sono coinvolti anche gli adulti, di esporre la propria
vita privata, i propri sentimenti, pensieri, progetti, fotografie, filmati dentro
questo contenitore, che è privo di confini e la cui memoria è infinita. Non ha limiti,
per cui a distanza di tanti anni probabilmente questi nostri pensieri e queste nostre
fotografie potrebbero rimanere, anche quando questo non ci farà più piacere. Esiste
una qualche superficialità di accesso all’uso di uno strumento così importante. Il
compito che noi ci proponiamo è che si possa creare una nuova coscienza, prima di
tutto dei ragazzi. Abituare i giovani all’idea che non basta conoscere la macchina,
in cui peraltro son bravissimi e hanno competenze tecniche molto sviluppate dalla
prima infanzia, ma conoscere anche il percorso e le insidie che questo percorso pone”.
Nel messaggio per Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si
celebrerà il prossimo 12 maggio, il Papa ha ricordato che “l’ambiente digitale non
è un mondo parallelo o puramente virtuale”, ma è “parte della realtà quotidiana di
molte persone, specialmente dei più giovani”. Come rendere sicuri questi spazi di
quotidianità?
“Penso che occorrano più fattori. C’è sicuramente la necessità
di un processo educativo più intenso ed occorre che i genitori condividano l’esperienza
che i ragazzi vivono in Internet. L’approccio più giusto - credo - più naturale sarebbe
quello della mamma e del padre che chiedono ai figli: ‘Insegnami ad usare questa macchina.
Insegnami a scoprire i segreti di Internet’. È il modo più diretto per entrare e condividere
le esperienze. Aggiungo che sul singolo fenomeno del bullismo digitale, contano molto
i fattori nuovi del sistema: l’anonimato o il presunto anonimato - in realtà sappiamo
che questo anonimato non è mai assoluto - fa cadere un po’ di freni morali, spinge
i ragazzi ad usare linguaggi ed atteggiamenti che, normalmente, in un rapporto diretto
e con compagni di gioco, di scuola, non userebbero. La vittima è infinitamente esposta
rispetto al bullismo, non conosce l’autore dei messaggi, non può difendersi, pensa
che quei messaggi verranno letti da un pubblico vastissimo. Ed ogni volta che accede
al suo smartphone o al suo pc rivive una violenza, si dispera, e normalmente non ne
parla con i genitori. Quindi il punto di difficoltà maggiore è poi quello del dialogo
tra i familiari e gli adolescenti. C’è un altro aspetto che viene sottovalutato: il
linguaggio nei social network, da parte degli adulti, non è una cosa indifferente.
Questo linguaggio normalmente è aggressivo, talvolta violento e liquidatorio. Diventa
‘brodo di cultura’ di una violenza verbale ed è un cattivo esempio per gli adolescenti.
Linguaggi che poi replicano con facilità, convinti che si tratti di un gioco virtuale.
In realtà, nella vita reale di questi ragazzi, in una condizione in cui crescono la
solitudine e la sofferenza, matura un’esperienza terribile di cui dobbiamo farci carico,
e di cui normalmente la grande comunità dei cittadini non è avvertita”.
Il
volto più drammatico del cyberbullismo si scorge nei casi di giovani e adolescenti,
tra cui quello recente della ragazza 14.enne di Novara, che hanno deciso di porre
fine alle loro vite a causa di insulti diffusi on line. Per evitare che l’isolamento
e le offese possano sfociare in queste tragedie, si deve anche rafforzare la sinergia
tra scuola e famiglia. Ancora il garante della Privacy, Antonello Soro:
“L’azione
congiunta di tutti i soggetti, che hanno funzioni di educazione - dalla scuola alla
famiglia, ma anche le istituzioni - in un contesto di società digitale diventa ancora
più importante. Oggi, insieme con il ministro Profumo, abbiamo condiviso questa intenzione.
Credo che questa sia una strada da percorrere, con la speranza che il giovane adolescente,
che si avvicina ad Internet, ne colga di più la complessità e diventi un navigatore
con la patente, per usare uno slogan. Oggi, invece, normalmente i ragazzi - non solo
i ragazzi, ma per i ragazzi, questo è più importante - navigano senza patente”.
Il
ministro dell’Istruzione Francesco Profumo - ricordando che dal 2007 è attivo il numero
verde antibullismo 800.66.96.96 per segnalare casi e chiedere informazioni - ha dichiarato
infine che è necessaria una “revisione continua” degli strumenti messi in campo contro
il cyberbullismo.