Egitto: Morsi concede più potere ai militari. No dell'opposizione a dialogo nazionale
L’Egitto ancora nella spirale della violenza. Da ieri e per trenta giorni, è in vigore
lo stato d’emergenza a Port Said, Suez e Ismalia dopo le violenze che hanno causato
oltre 40 morti. Stamani, il governo ha approvato un decreto che conferisce ai militari
il potere di arrestare i civili. Caduto nel vuoto l’invito del presidente Morsi al
dialogo con l’opposizione. Benedetta Capelli:
E’ una nuova
giornata di tensione in Egitto. Nel pomeriggio, Al Cairo, è prevista una manifestazione
che dovrebbe concludersi davanti al Parlamento, ma stamani in Piazza Tahrir sono scoppiati
nuovi scontri nei quali una persona è morta. Si teme che la situazione possa ancor
più degenerare perché il governo ha approvato un decreto che conferisce all’esercito
la possibilità di arrestare i civili, che saranno così giudicati da un tribunale civile
e non più militare. Intanto, resta in vigore per un mese lo stato di emergenza a Suez,
Ismalia e Port Said dove in migliaia stamani hanno partecipato ai funerali delle vittime
di ieri, non sono mancati tafferugli. Il provvedimento di emergenza è stato preso
dal presidente Morsi che, sempre ieri, ha convocato un tavolo di dialogo nazionale
per oggi alle 18 con tutte le anime politiche del Paese. Su Twitter è giunta la risposta
del leader del Fronte nazionale di salvezza, El Baradei, che ha parlato di “una perdita
di tempo”. Tre le condizioni poste a Morsi: prendersi la responsabilità dei sanguinosi
incidenti, impegnarsi a formare un governo di unità nazionale; creare un comitato
che si proponga di cambiare la Costituzione.
Sulla decisione del governo di
conferire più potere ai militari, Benedetta Capelli ha intervistato Alessandro
Corneli, docente di Relazioni internazionali e geopolitica alla Luiss-Guido Carli
di Roma:
R. – Sta accadendo
una cosa: sembrava che Morsi avesse rimesso, per così dire, i militari nelle caserme.
In realtà, è stato soltanto un compromesso al momento della sua elezione e del voto
sulla Costituzione. Un compromesso nel senso che i militari hanno detto: va bene,
ora stiamo a vedere che cosa è capace di fare il presidente. Il presidente, con tutta
la buona volontà, la bacchetta magica non ce l’ha, quindi le manifestazioni sono riprese
perché la realtà quotidiana è molto dura e lui adesso ha dovuto fare ricorso ai militari
per cercare di tenere sotto controllo la situazione.
D. – Morsi ha anche lanciato
un appello all’opposizione per creare un tavolo di unità nazionale, appello che invece
è inesorabilmente caduto nel vuoto…
R. – C’è stato un atteggiamento di superbia
da parte di Morsi nei confronti degli altri candidati a governare il Paese, e quindi
il disdegno con cui ha evitato di trattare, puntando alla vittoria, puntando alla
soluzione dei problemi con l’accordo con gli islamici, lo ha messo adesso nella posizione
di non avere molte carte da giocare. La sua offerta all’opposizione in questo momento
è caduta nel vuoto: l’opposizione aspetta soltanto che cada Morsi e che non ce la
faccia …
D. – Ma secondo lei è uno scenario possibile, quello della caduta
di Morsi?
R. – Secondo me è possibile, benché lui abbia qualche appoggio internazionale
e questi significhino una cosa semplice, cioè che all’Egitto arrivano rifornimenti
alimentari per tenere un po’ la situazione sotto controllo … Poi, in realtà, all’interno
le condizioni peggiorano di giorno in giorno e quindi le rivolte diventeranno sempre
più importanti, i militari riprenderanno voce in capitolo e quindi la posizione di
Morsi finirà per affievolirsi.
D. – Che giudizio riservare, a questo punto,
a quella che era la Primavera araba, nata a Piazza Tahrir, e che invece sembra essersi
dissolta in queste violenze senza fine?
R. – Una grande illusione. Nel senso
che si è voluto dare un’importanza eccessiva al desiderio, per carità: legittimo e
fondato, di democrazia però questo non comporta automaticamente un miglioramento delle
condizioni generali. La disoccupazione è altissima – intorno al 40 per cento – le
condizioni abitative sono pessime, il lavoro non c’è, il turismo è diminuito e pertanto
le entrate si sono assottigliate: sono questi i problemi quotidiani delle persone.
E non potendoli affrontare né risolvere, evidentemente la protesta continua. Quindi,
non ci si può illudere che attraverso una modifica soltanto politica o costituzionale
o altro, questi problemi si risolvano immediatamente.
D. – Secondo lei, la
Fratellanza musulmana sta perdendo consensi?
R. – No, secondo me, no. Aspetta
di liberarsi anche di Morsi e ci sarà alla fine lo scontro diretto tra la Fratellanza
musulmani e i militari.