di Helena Loewenthal, traduttrice e scrittrice ebrea, docente di Cultura ebraica all’Università
San Raffaele (Milano) Io faccio parte
della generazione dei figli dei sopravvissuti ma l’unica cosa che so con certezza
è che non potrò mai capire cosa hanno provato i miei genitori, i miei nonni, tutta
la mia famiglia che in un modo o nell’altro ha subito lo sterminio e prima ancora
le persecuzioni e prima ancora le leggi razziali. I rischi a cui portano certe affannose
ricerche editoriali all'ultimo inedito sulla Shoah sono quelli di un ritualismo
che si svuota di senso. Come diceva Primo Levi, il fatto che sia successo non
azzera ma moltiplica la probabilità che succeda di nuovo. Io non sono particolarmente
fiduciosa. La memoria per me è una necessità. Una necessità di vita, ma non è di
per sé morale ricordare. Soprattutto non è salvifico. In occasione della Giornata
internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell'Olocausto si organizzano
in diverse città mostre, conferenze, visite guidate a musei e sinagoghe, incontri
di riflessione soprattutto nelle scuole. Il 29 gennaio celebrazione in Quirinale alla
presenza di Giorgio Napolitano con testimonianze di alcuni studenti che hanno partecipato
al "Viaggio della memoria" organizzato dal Ministero dell'Istruzione e dall'UCEI.
Alla cerimonia anche ex internati e deportati insigniti delle medaglie d'onore. (a
cura di Antonella Palermo)