Oggi in Polonia i funerali del cardinale Glemp. Il ricordo di mons. Migliore
Bandiere a mezz’asta sugli edifici presidenziali e cortei funebri. Così la Polonia
rende onore al cardinale Józef Glemp, morto mercoledì scorso all’età di 83 anni. Le
celebrazioni in suo onore sono iniziate sabato scorso con il saluto di numerosi fedeli
alla salma esposta in una delle chiese di Varsavia. Ieri, nella basilica della Santa
Croce, il nunzio apostolico a Varsavia, mons. Celestino Migliore, ha celebrato una
liturgia in suffragio del cardinale scomparso, con i cardinali Dziwisz, Rylko e Nycz,
il presidente della Conferenza episcopale, mons. Józef Michalik, e numerosi presuli
polacchi. Mons. Migliore ha letto stralci del telegramma di cordoglio di Benedetto
XVI in cui il card. Glemp viene ricordato come “un uomo giusto”: “Tale giustizia è
stata la base del suo profondo amore per Dio e per l’uomo, che era la luce, l’ispirazione
e la forza nel difficile ministero di guida della Chiesa in un’epoca, in cui significative
trasformazioni sociali e politiche interessarono la Polonia e l’Europa”. Dopo la celebrazione
un corteo funebre composto, nonostante il freddo, da migliaia di persone si è diretto
verso la cattedrale di san Giovanni dove è in corso il rito funebre. Nella cattedrale,
a causa dello spazio ristretto e del rilevante numero di delegazioni ufficiali, durante
il rito funebre hanno trovato posto solo alcuni rappresentanti della società civile.
Prima del rito Roberto Piermarini ha raccolto la testimonianza del nunzio apostolico
in Polonia, mons. Celestino Migliore, che si era recato a visitare il cardinale
Glemp, poche ore prima di morire:
R. – Domenica
scorsa ero stato a fargli visita, e vedendo che aveva la corona sul tavolino gli ho
chiesto una preghiera, e lui mi ha detto: “Sì, sto pregando molto. Non posso più fare
altro, ma prego perché il Signore sia Lui a lavorare per il bene della Chiesa e della
società in Polonia”. E poi, ha aggiunto: “Non mi sono mai sentito così utile per la
mia gente”.
D. – Lei conosceva il cardinale Glemp già dal 1989. Che ricordo
ha del porporato?
R. – Era anzitutto un uomo capace di grande empatia, di rapporti
umani profondi, costruttivi con tutti, ma in particolare con i confratelli vescovi
e i sacerdoti. Era dotato di un sottile senso dell’humour, con un’intelligenza vivace,
intuitiva, grande pazienza e zelo pastorale per tutte le fasce della società polacca.
D.
– Durante il regime comunista del generale Jaruzelski, quale ruolo ha svolto il cardinale
Glemp?
R. – E’ stato soprattutto un pastore: pastore della Chiesa e pastore
del popolo polacco. Ovviamente, ha svolto un lavoro di mediazione, di facilitazione
ma sempre come vescovo, e quindi con una preoccupazione non solamente politica-sociale,
ma guardava alle persone nella loro interezza, partendo dalla loro anima.
D.
– Qual è stato il rapporto tra il cardinale Glemp e Giovanni Paolo II?
R. –
E’ stato un rapporto intensissimo. Intanto, è stato Giovanni Paolo II che lo nominò
arcivescovo di Gniezno e Varsavia e questa nomina comportava il titolo di Primate
di Polonia. Poi, c’era stata un’intesa molto, molto proficua per la Chiesa e per la
società in Polonia.
D. – Cosa lascia il cardinale Glemp alla Chiesa polacca?
R.
– Credo che lasci soprattutto la fedeltà a se stessi, cioè la fedeltà al fatto che
siamo cristiani, cattolici e allo stesso tempo, fedeltà alla società, alla persona
umana … Lui ha sempre unito molto bene in se stesso questa doppia fedeltà, ed è una
doppia fedeltà che lascia in eredità alla comunità cattolica e alla società in Polonia.