2013-01-26 16:24:40

Mons. Becciu: cattolici impegnati in prima linea per la pace e la giustizia


I numerosi conflitti in corso nel mondo, i contrasti latenti e la negazione diffusa delle libertà e dei diritti umani “rendono estremamente attuale la chiamata alla preghiera e all’impegno in favore della pace”. Così mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, ha aperto oggi il suo intervento al Seminario di studio sul Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2013. Promosso dall’Azione cattolica italiana e dall’Istituto di Diritto internazionale della pace “G. Toniolo”, l’incontro ha visto la partecipazione fra gli altri di Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:RealAudioMP3

“Come la purezza della luce è composta dai colori dell’iride, così la pace è un’esperienza integrale, che esige di inverarsi in tutte le dimensioni fondamentali dell’esistenza umana”. Nel suo discorso di apertura del seminario dedicato allo studio del Messaggio del Papa per la Giornata mondiale della pace, mons. Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, sottolinea come l’impegno per la pace chiami l’uomo ad offrire un contributo coerente in ogni ambito della propria vita. Un impegno che muove anzitutto dalla ricerca di una pace interiore. Ascoltiamo mons. Giovanni Angelo Becciu:

“Facendo nostro l’appello del Papa, significa prima di tutto essere in Dio e con Dio, perché hai già la pace nella tua anima, e con la pace della tua anima puoi essere diffusore di voglia di vivere nel bene, voglia di vivere nella pace e nella solidarietà con gli altri”.

Il presule ha quindi esortato a percorrere due vie fondamentali per la causa della pace: la prima promuove un umanesimo aperto alla trascendenza, l’altra un umanesimo integrale. Ancora Mons. Becciu:

“Umanesimo aperto alla trascendenza significa che l’uomo senza la dimensione che lo porta a superare se stesso, ad aprirsi all’Altro – cioè a Dio – non è vero uomo. E inoltre, l’umanesimo integrale significa che possiede la fede, la vive in pieno e nello stesso tempo questa fede ti aiuta a sfruttare al massimo anche il senso della ragione: una ragione che però, come dice il Papa, ti aiuta anche a purificare le espressioni del tuo vivere come cristiano”.

Ma promuovere la pace significa anche favorire il rispetto della libertà religiosa, giacché – osserva il sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato - l’uomo che non può esprimere il proprio credo è soffocato nelle proprie potenzialità e nella capacità di operare per il bene comune:

“E’ una delle condizioni fondamentali, il diritto alla libertà religiosa, alla libertà di poter operare, alla libertà di poter prodigarsi per il bene altrui. E questo è un diritto fondamentale che nessun’altra motivazione ideologica può assolutamente sopprimere né negare”.

E un contributo importante per la pace viene anche dalle politiche dei singoli governi e degli organismi internazionali, nel cui ambito i cattolici sono chiamati a promuovere la coerenza con i principi di pace, giustizia e solidarietà:

“I cattolici, in prima linea, devono essere forti assertori di questi diritti: mi pare che l’accenno che ultimamente ha fatto anche il cardinale Bagnasco, al fatto che i cattolici si impegnino nel sociale sia un imperativo assoluto; e questo impegno deve essere tra i primi impegni di un cattolico, proprio perché è un derivato della sua fede, del suo impegno per il bene dei più poveri”.

Ma portare la pace – osserva poi Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis - significa anche avere a cuore il bene di tutti i popoli, soprattutto di quelli più poveri:

“Il Santo Padre ci parla delle ingiustizie del sistema attuale che è in crisi e che crea violenza, e dell’importanza di lavorare per trasformare questo mondo, affinché sia più giusto per evitare i conflitti e la violenza”.

Prioritario, conclude Michel Roy, è quindi elaborare modelli di sviluppo alternativi, sia in ambito economico che sul fronte della cooperazione, che mettano al centro la persona e promuovano la condivisione, la solidarietà, la partecipazione al bene dell’altro.







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