2013-01-24 12:21:19

Sudan. 350 associazioni civili africane: stop alla guerra nel Kordofan e Nilo blu


Stop alla guerra tra l’esercito sudanese e l’Splm-n (Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese-Nord) nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu. È l’appello lanciato da 350 gruppi della società civile africana alla vigilia del summit dell’Unione Africana dedicato al Sudan che si apre oggi ad Addis Abeba, in Etiopia. Nel suo appello - riferisce l'agenzia Fides - la coalizione della società civile ricorda che da più di 18 mesi oltre 700mila civili, in gran parte donne, bambini e anziani, vivono in condizioni precarie nei territori in mano ai ribelli del Sud Kordofan e del Nilo Blu, sottoposti ai bombardamenti dell’aviazione sudanese. La coalizione invita i leader africani ad un'azione decisa e ferma per porre fine alle violenze e evitare di perdere nella guerra un’intera generazione di bambini. I firmatari chiedono la cessazione delle ostilità, la possibilità di portare assistenza umanitaria senza vincoli a tutti i civili che ne hanno bisogno, e colloqui diretti tra le due parti, per risolvere pacificamente le loro controversie. Il conflitto nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu è una delle guerre dimenticate dell’Africa e del mondo. Lo scorso novembre mons. Macram Max Gassis, vescovo di El Obeid, in un’intervista a Fides aveva lanciato un drammatico appello per ricordare le vittime civili dei Monti Nubi, che fanno parte del Sud Kordofan. (R.P.)

Solo il 50% delle bambine nei Paesi in via sviluppo conclude la scuola primaria, a una bambina su 5 e' negato il diritto a frequentare la scuola secondaria, il 90% delle ragazze tra i 12 e i 17 anni deve rinunciare all'istruzione per aiutare la famiglia: sono alcuni dei dati del rapporto 2012 "La condizione delle ragazze nel mondo" presentato mercoledì, a Roma, da Plan Italia nell'ambito della Campagna internazionale a favore delle bambine private dei loro diritti e di un'istruzione di qualita'. La ricerca della organizzazione - riferisce l'agenzia Ansa - evidenzia che, rispetto ai maschi, le bambine hanno maggiori possibilita' di abbandonare gli studi: il punto di non ritorno e' rappresentato dal raggiungimento della puberta' che le conduce spesso a matrimoni e gravidanze precoci, violenze e abusi sessuali. Attualmente, una bambina su 7 nei Paesi in via di sviluppo e' costretta a sposarsi prima dei 15 anni, alcune addirittura a 5 anni. I matrimoni precoci le espongono al rischio di contrarre malattie come l'hiv e di avere gravidanze precoci, principale causa di morte per le ragazze tra 15 e 19 anni (ogni minuto una ragazza muore partorendo). Ancora, una su 4 ha subito violenze psicologiche e sessuali prima dei 18 anni, anche a scuola, e tutto cio' riduce la probabilita' che continui a studiare. Ad aggravare la situazione delle bambine, sottolinea ancora il rapporto, le mutilazioni genitali femminili (Mgf) che continuano ad allontanare migliaia di ragazze dalla scuola ogni anno, a causa di problemi alla salute dovuti all'intervento e soprattutto perche', dopo la mutilazione, sono pronte per essere date in sposa. Nel mondo, oltre 140 milioni di bambine e donne vivono le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili, praticate senza il loro permesso e spesso contro la loro volonta'. Dopo la risoluzione Onu che ha messo al bando la mutilazione, molti Paesi l'hanno dichiarata illegale, altri l'hanno inserita nel codice penale ma in molti non e' prevista alcuna pena. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio







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