Sudan. 350 associazioni civili africane: stop alla guerra nel Kordofan e Nilo blu
Stop alla guerra tra l’esercito sudanese e l’Splm-n (Movimento di Liberazione del
Popolo Sudanese-Nord) nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu. È l’appello lanciato da 350
gruppi della società civile africana alla vigilia del summit dell’Unione Africana
dedicato al Sudan che si apre oggi ad Addis Abeba, in Etiopia. Nel suo appello - riferisce
l'agenzia Fides - la coalizione della società civile ricorda che da più di 18 mesi
oltre 700mila civili, in gran parte donne, bambini e anziani, vivono in condizioni
precarie nei territori in mano ai ribelli del Sud Kordofan e del Nilo Blu, sottoposti
ai bombardamenti dell’aviazione sudanese. La coalizione invita i leader africani ad
un'azione decisa e ferma per porre fine alle violenze e evitare di perdere nella guerra
un’intera generazione di bambini. I firmatari chiedono la cessazione delle ostilità,
la possibilità di portare assistenza umanitaria senza vincoli a tutti i civili che
ne hanno bisogno, e colloqui diretti tra le due parti, per risolvere pacificamente
le loro controversie. Il conflitto nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu è una delle guerre
dimenticate dell’Africa e del mondo. Lo scorso novembre mons. Macram Max Gassis, vescovo
di El Obeid, in un’intervista a Fides aveva lanciato un drammatico appello per ricordare
le vittime civili dei Monti Nubi, che fanno parte del Sud Kordofan. (R.P.)
Solo
il 50% delle bambine nei Paesi in via sviluppo conclude la scuola primaria, a una
bambina su 5 e' negato il diritto a frequentare la scuola secondaria, il 90% delle
ragazze tra i 12 e i 17 anni deve rinunciare all'istruzione per aiutare la famiglia:
sono alcuni dei dati del rapporto 2012 "La condizione delle ragazze nel mondo" presentato
mercoledì, a Roma, da Plan Italia nell'ambito della Campagna internazionale a favore
delle bambine private dei loro diritti e di un'istruzione di qualita'. La ricerca
della organizzazione - riferisce l'agenzia Ansa - evidenzia che, rispetto ai maschi,
le bambine hanno maggiori possibilita' di abbandonare gli studi: il punto di non ritorno
e' rappresentato dal raggiungimento della puberta' che le conduce spesso a matrimoni
e gravidanze precoci, violenze e abusi sessuali. Attualmente, una bambina su 7 nei
Paesi in via di sviluppo e' costretta a sposarsi prima dei 15 anni, alcune addirittura
a 5 anni. I matrimoni precoci le espongono al rischio di contrarre malattie come l'hiv
e di avere gravidanze precoci, principale causa di morte per le ragazze tra 15 e 19
anni (ogni minuto una ragazza muore partorendo). Ancora, una su 4 ha subito violenze
psicologiche e sessuali prima dei 18 anni, anche a scuola, e tutto cio' riduce la
probabilita' che continui a studiare. Ad aggravare la situazione delle bambine, sottolinea
ancora il rapporto, le mutilazioni genitali femminili (Mgf) che continuano ad allontanare
migliaia di ragazze dalla scuola ogni anno, a causa di problemi alla salute dovuti
all'intervento e soprattutto perche', dopo la mutilazione, sono pronte per essere
date in sposa. Nel mondo, oltre 140 milioni di bambine e donne vivono le conseguenze
delle mutilazioni genitali femminili, praticate senza il loro permesso e spesso contro
la loro volonta'. Dopo la risoluzione Onu che ha messo al bando la mutilazione, molti
Paesi l'hanno dichiarata illegale, altri l'hanno inserita nel codice penale ma in
molti non e' prevista alcuna pena. (R.P.)