2013-01-23 17:46:16

Una politica al servizio dell'uomo: lo ha chiesto in un Convegno a Roma la Comunità di Capodarco


La politica attuale, priva del sentimento della condivisione, ha portato a “corrodere la coesione sociale”. E’ la denuncia lanciata dalla Comunità di Capodarco al Convegno nazionale che si è tenuto mercoledì pomeriggio nella sede della Camera dei Deputati, a Roma. La causa della crisi in corso, è stato detto, risiede nell’assenza di una politica al servizio dell’uomo. Quale dunque l’Agenda proposta da Capodarco, da anni impegnata a fianco dei disabili e dei poveri del mondo? Adriana Masotti ha sentito il fondatore, don Franco Monterubbianesi:RealAudioMP3

R. – Mettere al centro gli ultimi della terra e i deboli del nostro territorio significa dare una svolta di fondo a quella condizione della politica che finora è invalsa anche in Occidente, e cioè quella autoreferenziale del politico – del principe, come diceva Machiavelli, – per andare ad una radicalità della visione politica in cui servire veramente gli uomini nella loro dignità, e quindi tutti i popoli della terra, con lo spirito della giustizia e dell’amore.

D. – Voi sostenete, e lo sostiene in particolare il prof. Roberto Mancini che partecipa al Convegno, che oggi ci vuole più democrazia nelle nostre società, mentre si va verso una riduzione di essa, che è quello che vorrebbe il mercato finanziario …

R. – Certamente. Lo stesso Aristotele diceva che la democrazia dev’essere la coralità delle persone che gestiscono il bene della polis, quindi la coralità non può essere data dai mercati: i mercati pensano solo al profitto!

D. – Cosa vuol dire questo in Italia, ad esempio?

R. – In Italia abbiamo da ribaltare tutta una mentalità. Per questo il prof. Mancini parla oggi di una cura educativa che bisogna dare, puntando su una famiglia che ai propri figli trasmetta valori e non superficialità. Sul piano concreto, dobbiamo tutti cambiare un po’ questa mentalità accecata dal potere. Il potere non è corrotto solo dall’alto, ma è corrotto anche dal basso. Però, la classe politica potrà cambiare molto se cambierà il basso, proprio il cittadino intervenendo con uno sforzo di auto-organizzazione, sui bisogni che il territorio ha. Infatti, noi parliamo oggi di ricostituire il welfare ma partendo dal basso. Parliamo del famoso welfare comunitario, in cui i cittadini costringono i politici a stare al chiodo della rappresentanza. Gli agenti politici di questo cambiamento, per me, sono i giovani.

D. – Quindi voi, praticamente, chiedete un risveglio delle coscienze. Partite da un’esperienza concreta, vissuta per almeno 40 anni, quella di Capodarco. In sintesi, che tipo di esperienza è quella che è stata vissuta?

R. – In sintesi, noi abbiamo vissuto questa esperienza di promozione delle capacità residue della disabilità fisica, poi della disabilità mentale cercando di lavorare con il territorio per trasformarlo in ricchezza: quello che il Papa diceva nel 2004, quando diceva che l’handicappato è il testimone privilegiato dell’umanità perché attorno a lui si costruisce un mondo diverso. Però c’è un’altra realtà, che noi abbiamo colto negli anni, che era la dimensione mondiale: siamo andati in Ecuador, poi in Guatemala, poi mano a mano anche in Africa … Quindi, ai giovani vogliamo trasmettere questo valore di Capodarco aperto all’emarginazione dei poveri della terra e dei deboli del territorio. Una dimensione concreta che oggi identifichiamo come quella del glocale.

D. – Ci sono punti precisi, nella vostra Agenda, che voi volete proporre ai politici?

R. – Quello che vogliamo dire è che la nuova politica nasce dai bisogni del territorio che devono essere affrontati dai cittadini facendo unità: unità tra le forze sociali, economiche, con l’ente locale … Questa è la prima cosa che dico ai politici: aiutateci a costruire un patto territoriale sul sociale. Un’altra richiesta: promuovere i giovani, in questa nuova visione politica.

Ultimo aggiornamento: 25 gennaio







All the contents on this site are copyrighted ©.