2013-01-23 15:45:53

Mali: truppe di Bamako accusate di violazione dei diritti umani


Sono 2300 i soldati francesi finora dispiegati in Mali, nell’ambito dell’operazione “Serval”, giunta al suo 12.mo giorno. Le forze di Parigi continueranno a consolidare il loro sbarramento per impedire che l’offensiva degli islamisti si estenda al sud del Paese. I raid aerei si susseguono quotidianamente, di martedì sera quello su Timbuctu che ha distrutto la residenza costruita per Gheddafi e divenuta in seguito un quartier generale delle milizie islamiche locali. Di ieri, invece, la pesante accusa formulata da un gruppo a tutela dei diritti umani, l'"International Federation of Human Rights Leagues", contro i soldati di Bamako, che si sarebbero resi responsabili di una serie di esecuzioni sommarie e altri abusi dei diritti umani, nel corso dell'operazione militare condotta al fianco delle truppe francesi. Il Giappone ha intanto deciso di chiudere la propria ambasciata a Bamako per motivi di sicurezza, a seguito anche dell’attacco terroristico in Algeria. Sempre martedì sera, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva definito coraggioso l’intervento della Francia in Mali, sottolineando però i timori per le conseguenze dell’operazione sui civili e sul rispetto dei diritti dell’uomo. Francesca Sabatinelli ha intervistato il generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo e analista geopolitico:RealAudioMP3

R. - Il Mali è importante perché ci sono gli interessi europei, quasi esclusivamente quelli della Francia, però attenzione: se si destabilizza il Mali, le truppe o le forze jihadiste o qaediste cominciano a destabilizzare anche l’Algeria, come sembra già stia avvenendo. L’Algeria è praticamente Europa, oltre che essere praticamente Francia. Quindi, l’Europa può essere preoccupata per questa situazione e mi sembra legittimo.

D. - Quindi, lei ritiene che un intervento ci debba essere in Mali?

R. - L’intervento ci doveva essere. Ma un intervento di carattere internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite. La Francia, intervenendo direttamente e chiedendo sostegno a tutti i Paesi, soprattutto quelli europei, e accettando i Paesi di intervenire a fianco della Francia, in pratica ha messo in crisi la stessa risoluzione delle Nazioni Unite (la risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza Onu nell’ottobre scorso ha aperto la strada a un intervento militare delle organizzazioni sovranazionali africane in Mali, e quindi Unione Africana e Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale N.d.R.). Oggi, questo intervento militare diretto dalla Francia non è avallato dalle Nazioni Unite. L’intervento militare ha spiazzato l’Onu e l’intervento degli altri Paesi, come Italia e Germania, è un intervento di sostegno prima di tutto politico, poi di carattere logistico, perché quando si parla di due o tre aeroplani da trasporto si parla di un ruolo minore, come partecipazione e come presenza.

D. – La comunità internazionale mira a evitare che il Mali precipiti in condizioni peggiori della Somalia e dell’Afghanistan: è possibile che questo accada?

R. – E’ possibile ed è già adesso una situazione, non dico peggiore della Somalia – perché peggio della Somalia non c’è niente – ma è quasi peggiore dell’Afghanistan. La prospettiva è ancora peggiore, nel senso che l’accostamento della situazione del Mali alla situazione dell’Afghanistan, che qualcuno ha fatto, ha diversi punti in comune, pur essendo due aree completamente diverse. I jihadisti non sono i talebani, probabilmente sono peggio, è veramente una situazione sull’orlo del precipizio. Il fatto fondamentale è questo: dal precipizio la gente si salva da sola o ci vogliono interventi esterni? Soprattutto delle potenze ex-coloniali che sono guidate dai loro interessi coloniali e che non hanno interessi umanitari? La missione delle Nazioni Unite avrebbe dovuto avere uno scopo esclusivamente umanitario e politico, diplomatico, perché le comunità in Mali si rimettessero d’accordo. Quando poi intervengono le potenze esterne, con i soldati, o con i soldati camuffati da assistenti, o con gli aerei militari camuffati da aerei da trasporto, allora è tutta un’altra storia.

Ultimo aggiornamento: 24 gennaio







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