Elezioni in Giordania: boicottaggio delle opposizioni
Elezioni legislative anticipate ieri in Giordania. La tornata elettorale è stata boicottata
con forza dall’opposizione che sta chiedendo radicali riforme in chiave democratica.
In particolare, i Fratelli Musulmani fino a pochi giorni fa hanno manifestato, esortando
re Abdallah ad annullare il voto. Bassa finora l'affluenza alle urne. Decisiva sul
voto l’influenza delle vicende siriane, che stanno provocando un notevole flusso di
profughi verso il territorio giordano. Su queste consultazioni Giancarlo La Vella
ha intervistato Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio Oriente:
R. – E’ un voto
dove conterà moltissimo vedere quanti saranno a recarsi concretamente ai seggi; ma
è un voto che conta soprattutto perché arriva dopo che nel Paese sono tornate a riempirsi
le piazze, nel mese di novembre, per una serie di manifestazioni contro l’aumento
dei prezzi dei beni di prima necessità - in particolare i carburanti - e questo ha
un grosso peso nella vita della popolazione. La situazione è molto tesa e per questo
è un voto da guardare con grande attenzione.
D. – E’ una tensione, che in Giordania
ha assunto proporzioni molto moderate...
R. – Sì, diciamo che il ruolo specifico
giocato nella situazione giordana è la presenza del re. Il re ha avuto sempre nella
storia della Giordania un ruolo di guida, praticamente incontrastata. Il fatto nuovo,
però, di queste ultime settimane è che per la prima volta, anche in Giordania, nelle
manifestazioni di piazza, s’inizia a mettere in discussione lo stesso ruolo del re.
Per questo le elezioni sono la cartina di tornasole, perché il re le ha convocate,
sciogliendo anticipatamente il Parlamento, promettendo le riforme politiche nel Paese
e una democrazia più compiuta. Bisognerà vedere quanti giordani si riconoscono ancora
in questa strada, che è la strada della moderazione per eccellenza, e quanti invece
seguiranno piuttosto il richiamo che viene dalle forze islamiste, che anche in Giordania
si avvantaggiano di quella che è stata l’ondata della primavaera araba che in altri
Paesi ha visto la vittoria dei Fratelli Musulmani.
D. – Quanto sta influendo
nelle vicende giordane la crisi siriana. Ricordiamo che nel Paese sono stati accolti
gran parte dei profughi in fuga all'estero dalle violenze...
R. – Sta influendo
molto, anche perché i numeri sono davvero molto rilevanti: si parla di 200 mila profughi,
che sono un livello assolutamente insostenibile. Quindi questo è un tema che si fa
sentire molto. Tra l’altro, in un Paese dove la questione dei profughi è storicamente
una questione calda, perché non dimentichiamo che la Giordania è uno dei Paesi dove
è più forte la presenza di rifugiati palestinesi da tanti anni, che in un passato
recente ha accolto decine di migliaia di profughi iracheni; è un Paese che si ritrova
a fare i conti con equilibri precari a causa di quanto sta succedendo intorno. Per
cui, il modo in cui verrà affrontata la crisi siriana, soprattutto l’eventualità che
la Giordania non venga lasciata sola ad affrontare questo carico, è un tema che conterà
moltissimo nel futuro prossimo del Paese.