Appello del Papa per le popolazioni di Giakarta colpite dalle alluvioni
Particolare “preoccupazione” ha espresso ieri mattina Benedetto XVI - al termine dell’udienza
generale - per le notizie allarmanti che giungono dall’Indonesia, dove “una grande
alluvione ha devastato la capitale Giakarta provocando vittime, migliaia di sfollati
e ingenti danni”. Il servizio di Roberta Gisotti:
Proseguono incessanti
le piogge alluvionali, che la scorsa settimana hanno devastato Giakarta, allagata
per oltre metà del suo territorio, causando una ventina di morti e migliaia di senzatetto:
oltre 40 mila le persone evacuate. Grande l’apprensione di Benedetto XVI per le sorti
degli abitanti - oltre 10 milioni - di questa megalopoli:
“Desidero esprimere
la mia vicinanza alle popolazioni colpite da questa calamità naturale, assicurando
la mia preghiera e incoraggiando alla solidarietà affinché a nessuno manchi il necessario
soccorso”.
Ad aggravare la situazione nel Paese asiatico ieri si è registrato
un terremoto nell’isola di Sumatra, che ha ucciso una bimba di 8 anni e ferito altre
7 persone. Da Giakarta, padre Silvano Laurenzi, missionario Saveriano, fornisce
le ultime notizie:
R. – La situazione è ancora molto grave perché continua
a piovere, anche se ci sono stati due giorni in cui è piovuto un po’ meno. Ci sono
zone in cui le persone ancora non possono rientrare. C’è oltre un metro d’acqua, in
alcuni punti anche due. Anzi, c’è una zona del nord della città, un quartiere d'élite,
che è ancora sott’acqua, non si sa se oltre cinque metri sott’acqua … Non si sa cosa
si possa fare per questa povera gente. Qui a Giakarta sfociano 13 fiumi: quindi anche
se magari non piove, però arriva l’acqua da lassù...
D. – Sappiamo che le autorità
hanno dichiarato lo stato di emergenza fino al 27 gennaio...
R. – Hanno fissato
questa data perché hanno detto che il 26 e il 27 saranno i due giorni più gravi, perché
il mare avrà l’alta marea. Quindi, oltre all’inondazione per le piogge l’acqua arriverà
anche dal mare.
D. – Quindi, si tratta di predisporre misure perché non ci
siano altri morti?
R. – Certamente. Però, anche il governo cosa può fare? Stanno
correndo di qua e di là, dove chiamano dai cellulari chiedendo aiuto, specie con i
bambini piccoli, e già incominciano le epidemie. E’ un’emergenza! Lunedì prossimo
noi tutti sacerdoti abbiamo un incontro con il vescovo: si parlerà certamente anche
di questo.
D. – Ma gli aiuti dall’esterno, arrivano?
R. – Gli aiuti
– il cibo e le medicine – arrivano. Ci sono molti medici nei centri di aiuto, dove
sono state montate tende d’emergenza: la gente sta lì, al freddo… Povera Indonesia!
O tsunami, o terremoti, o alluvioni, c’è sempre qualcosa. E qui a pagare è sempre
la povera gente, anche se stavolta l’acqua è arrivata fin nelle zone agiate, al Palazzo
presidenziale.
D. – C’è da stare ancora molto in apprensione, forse bisogna
pregare…
R. – Certamente sì: la preghiera, la fede, la forza, la speranza.
Vediamo cosa succederà.
D. – Quindi, è importante comunque che la comunità
internazionale non dimentichi questa povera gente, anche dopo la grande emergenza…
R.
– Io due, tre giorni fa, parlavo tramite "Skype" con le mie sorelle, che vivono a
San Benedetto del Tronto. Mi hanno detto che la televisione italiana ha parlato solo
una volta di questa alluvione: pensa un po’! Se non viene sensibilizzata un po’ la
gente per queste disgrazie così gravi... Tutti stiamo soffrendo.