La Chiesa celebra 30 anni del Codice di diritto canonico, frutto del Concilio
“Il Codice: una riforma voluta e richiesta dal Concilio”. 30 anni dopo la promulgazione
del Codice di Diritto Canonico si terrà, venerdì prossimo 25 gennaio, una Giornata
di studio promossa dal Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e dall’Istituto
Internazionale di Diritto Canonico e Diritto comparato delle Religioni di Lugano.
L’evento, sotto il patrocinio della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto
XVI e della Fondazione Giovanni Paolo II, verrà ospitato a Roma nella Sala San Pio
X. A illustrare il programma nella Sala Stampa Vaticana è stato ieri il cardinale
Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi,
insieme con mons. Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione Vaticana Joseph
Ratzinger-Benedetto XVI. Il servizio di Roberta Gisotti:
Trenta anni
dal Codice di Diritto Canonico e 50 anni dal Concilio Vaticano II. Era il 25 gennaio
1959 – ha ricordato il cardinale Coccopalmerio - quando Giovanni XIII nel Monastero
di San Paolo fuori le Mura, “con sorpresa di tutti” indiva il Concilio vaticano II,
ed avviava della riforma del Codice di diritto canonico:
“Papa Roncalli,
nella sua grande lungimiranza aveva ben chiaro che a guidare la revisione del Codice
dovesse essere la nuova ecclesiologia scaturita da un’assise ecumenica e mondiale
come quella di un Concilio”.
A suggellare nella memoria la promulgazione
del nuovo Codice, il 15 gennaio 1983, è la foto scelta per il depliant della Giornata
di studio. Un’immagine “storica”:
“Giovanni Paolo II firma con sguardo sorridente:
si vede che è soddisfatto, consapevole del valore e della portata di tale firma, sotto
lo sguardo attento e compiaciuto del cardinale Ratzinger”.
Il nuovo Codice
– ha spiegato il porporato – da una parte recepisce il Concilio e dall’altra stabilisce
nome positive per darne attuazione. E tra le innovazioni conciliari, il cardinale
Coccopalmerio ha evidenziato: la collegialità dell’episcopato, “una felice riscoperta”,
“la missione propria e attiva dei fedeli laici nella vita della Chiesa”, anche qui
“piuttosto una riscoperta”, la concezione di parrocchia, non struttura o territorio
ma “comunità di fedeli”, il rilancio ecumenico e “la possibilità di accogliere nei
sacramenti della Chiesa cattolica, anche se a precise condizioni, i cristiani non
cattolici.” Quindi il porporato ha concluso:
“Il felice connubio
Concilio Vaticano II e Codice di Diritto Canonico ha prodotto frutti di rinnovamento,
in molteplici ambiti e a vari livelli, nella vita della Chiesa”.
Ha fatto
eco al cardinale Coccopalmerio, mons. Giuseppe Antonio Scotti, presidente della Fondazione
Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, rimandando alla Giornata di studio gli interrogativi
di fondo – perché esiste e qual è lo scopo del Diritto canonico? – consapevole che
tutte le discipline debbano deve convergere verso “la conoscenza intima del mistero
di Cristo”.