Kosovo: "no" della Chiesa cattolica ad ogni forma di violenza e intolleranza
“Denunciamo con forza ogni forma di violenza e intolleranza, chiedendo la fine degli
estremismi da entrambe le parti”. A parlare all'agenzia Sir Europa da Pristina è don
Lush Gjergji, vicario generale dell’Amministrazione apostolica di Prizren, all’indomani
delle tensioni che hanno coinvolto la città di Mitrovica e diverse municipalità del
Kosovo dove alcuni cimiteri ortodossi sono stati oggetto di atti di vandalismo. Episodi
definiti “inaccettabili” dalla presidente del Kosovo, Atifete Jahjaga. Manifestazioni
di protesta si sono svolte anche a Gjakova (Dakovica in serbo) nei pressi di un monastero
ortodosso, presidiato dalla forze della Nato. Questi episodi, secondo don Gjergji,
“si legano alla ripresa dei negoziati tra Serbia e Kosovo, avvenuta a Bruxelles il
17 gennaio scorso, e mirano a destabilizzare la situazione”. I premier serbo, Ivica
Dacic, e kosovaro, Hashim Thaci, si sono incontrati sotto l’egida dell’Alto rappresentante
Ue per la politica estera e di sicurezza, Catherine Ashton. I colloqui continuano
anche se il governo di Belgrado non riconosce l’indipendenza dell’ex provincia proclamata
unilateralmente da Pristina nel 2008. “Dei passi avanti ci sono stati e la nostra
speranza - continua don Lush - è che le cose non possano precipitare perché la gente
è stanca della guerra e dei conflitti. Per questo preghiamo perché possano continuare
il dialogo”. Tensioni si sono verificate ieri anche a Presevo, una valle nel sud della
Serbia, vicino al confine con il Kosovo. Qui la maggioranza albanese ha protestato
per la rimozione di un monumento eretto (senza autorizzazione) in ricordo dei caduti
dell’Esercito di liberazione di Preevo, Medveđa e Bujanovac, una formazione albanese
(definita terroristica da Belgrado) che dal 1999 al 2001 ha combattuto contro l’esercito
serbo nel tentativo di ricongiungersi con il Kosovo. Un episodio che si ricollega
anche alle proteste avvenute in Kosovo. Nonostante le difficoltà però, don Gjergji
invita a non dimenticare quanto di positivo si sta facendo sul cammino di dialogo
e integrazione: “Proprio ieri - racconta - si è tenuto a Pristina, presso la sede
della Chiesa cattolica (i cattolici sono circa il 5% dei due milioni di kosovari),
il primo incontro della Commissione interreligiosa del Kosovo. Un cammino iniziato
un anno e mezzo fa con i contatti tra i vertici della Chiesa cattolica, della Chiesa
ortodossa e della comunità islamica. L’avvio dei lavori della Commissione permanente,
che si riunirà ogni due o tre mesi, rappresenta un passo importante per il futuro
di questa terra: l’obiettivo è capire cosa fare e come procedere per favorire un autentico
dialogo interreligioso ed ecumenico in Kosovo”. (R.P.)