2013-01-22 12:29:28

Costa d'Avorio: i vescovi esortano al perdono e alla riconciliazione nazionale


Aprire il cuore “allo Spirito dell’amore, dell’unità, della verità, del perdono e della pace di Dio”: questa la via maestra per la riconciliazione e per ricostruire il tessuto sociale ivoriano indebolito da anni di violenze politiche. E’ quanto affermano i vescovi della Costa d’Avorio nel messaggio pubblicato domenica, al termine della loro 95.ma assemblea plenaria a Korhogo. Un appello rivolto ai leader politici e religiosi, ma anche alla società civile ivoriana, impegnata in un delicato processo di pacificazione dopo la grave crisi in cui era ripiombato il Paese in seguito alla sconfitta elettorale di Laurent Gbagbo e alla vittoria dell’attuale presidente Alassane Ouattara nell’ottobre 2010. Per raggiungere la riconciliazione nazionale – scrivono i presuli ivoriani - occorre “scegliere la verità e agire nella verità”. Essa passa attraverso la costruzione di uno Stato di diritto; il rifiuto di qualsiasi violenza; il coinvolgimento di tutti e la soluzione definitiva della questione agraria. La costruzione di uno Stato di diritto – sottolinea in particolare il messaggio - non può prescindere dalla “promozione nella società ivoriana di una politica che abbia realmente come visione il bene comune e l’unità nazionale”. Questo significa fiducia reciproca; apertura al dialogo; non considerare l’avversario come “un nemico da abbattere, ma piuttosto come un partner” e il riconoscimento delle proprie responsabilità da parte dei leader politici. Di qui l’appello a porre fine alle perquisizioni violente e illegali e agli arresti arbitrari; la condanna degli attacchi armati, ma anche della diffusione notizie false. Ai militanti dei partiti i vescovi chiedono di “rifiutare la divisione ideologica o geopolitica del Paese” che è uno e “indivisibile”. Uno stato di diritto - aggiungono – è chiamato a garantire i diritti e la sicurezza di tutti i cittadini che devono a loro volta sostenere lo Stato. Quindi il richiamo al senso di responsabilità rivolto agli intellettuali, ai leader religiosi e tribali invitati a non schierarsi. Dopo avere stigmatizzato la violenza come mezzo per affermare i propri diritti e raggiungere il potere, il messaggio evidenzia poi l’importanza di coinvolgere tutti nella riconciliazione. Citando Benedetto XVI nell’“Africae munus”, i presuli ricordano che tale processo ha come obiettivo principale di riunire tutti gli ivoriani “armonizzando le differenze”. Questa comunione significa accettare tali differenze e il contraddittorio sui media, chiamati a loro volta a contribuire alla lotta contro qualsiasi “esclusione o promozione arbitraria basata sull’appartenenza". Il messaggio si sofferma infine sulla questione agraria che ha contribuito ad alimentare la conflittualità sociale nel Paese. I vescovi esprimono in proposito apprezzamento per l’impegno del Governo per una soluzione definitiva al problema che possa favorire un clima di pace durevole. In conclusione, l’appello a tutti gli ivoriani a “investire positivamente nel presente per garantire il futuro del Paese. Il destino della nostra nazione – affermano – è nelle nostre mani”. (A cura di Lisa Zengarini)







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