Costa d'Avorio: i vescovi esortano al perdono e alla riconciliazione nazionale
Aprire il cuore “allo Spirito dell’amore, dell’unità, della verità, del perdono e
della pace di Dio”: questa la via maestra per la riconciliazione e per ricostruire
il tessuto sociale ivoriano indebolito da anni di violenze politiche. E’ quanto affermano
i vescovi della Costa d’Avorio nel messaggio pubblicato domenica, al termine della
loro 95.ma assemblea plenaria a Korhogo. Un appello rivolto ai leader politici e
religiosi, ma anche alla società civile ivoriana, impegnata in un delicato processo
di pacificazione dopo la grave crisi in cui era ripiombato il Paese in seguito alla
sconfitta elettorale di Laurent Gbagbo e alla vittoria dell’attuale presidente Alassane
Ouattara nell’ottobre 2010. Per raggiungere la riconciliazione nazionale – scrivono
i presuli ivoriani - occorre “scegliere la verità e agire nella verità”. Essa passa
attraverso la costruzione di uno Stato di diritto; il rifiuto di qualsiasi violenza;
il coinvolgimento di tutti e la soluzione definitiva della questione agraria. La costruzione
di uno Stato di diritto – sottolinea in particolare il messaggio - non può prescindere
dalla “promozione nella società ivoriana di una politica che abbia realmente come
visione il bene comune e l’unità nazionale”. Questo significa fiducia reciproca; apertura
al dialogo; non considerare l’avversario come “un nemico da abbattere, ma piuttosto
come un partner” e il riconoscimento delle proprie responsabilità da parte dei leader
politici. Di qui l’appello a porre fine alle perquisizioni violente e illegali e agli
arresti arbitrari; la condanna degli attacchi armati, ma anche della diffusione notizie
false. Ai militanti dei partiti i vescovi chiedono di “rifiutare la divisione ideologica
o geopolitica del Paese” che è uno e “indivisibile”. Uno stato di diritto - aggiungono
– è chiamato a garantire i diritti e la sicurezza di tutti i cittadini che devono
a loro volta sostenere lo Stato. Quindi il richiamo al senso di responsabilità rivolto
agli intellettuali, ai leader religiosi e tribali invitati a non schierarsi. Dopo
avere stigmatizzato la violenza come mezzo per affermare i propri diritti e raggiungere
il potere, il messaggio evidenzia poi l’importanza di coinvolgere tutti nella riconciliazione.
Citando Benedetto XVI nell’“Africae munus”, i presuli ricordano che tale processo
ha come obiettivo principale di riunire tutti gli ivoriani “armonizzando le differenze”.
Questa comunione significa accettare tali differenze e il contraddittorio sui media,
chiamati a loro volta a contribuire alla lotta contro qualsiasi “esclusione o promozione
arbitraria basata sull’appartenenza". Il messaggio si sofferma infine sulla questione
agraria che ha contribuito ad alimentare la conflittualità sociale nel Paese. I vescovi
esprimono in proposito apprezzamento per l’impegno del Governo per una soluzione definitiva
al problema che possa favorire un clima di pace durevole. In conclusione, l’appello
a tutti gli ivoriani a “investire positivamente nel presente per garantire il futuro
del Paese. Il destino della nostra nazione – affermano – è nelle nostre mani”. (A
cura di Lisa Zengarini)