Le Farc annunciano la fine della tregua unilaterale al tavolo negoziale di Cuba
Le Forze Armate rivoluzionarie della Colombia hanno annunciato la fine della tregua
unilaterale, mai accettata da Bogotà. Il governo Santos ha ammesso che i rivoluzionari
"in termini generali", hanno rispettato il “cessate il fuoco”, ma anche che c'è il
pericolo di nuovi attentati terroristici. Intanto i vescovi della Colombia hanno chiesto
alle Farc di continuare la tregua. Massimiliano Menichetti:
“Con la morte
nel cuore, dobbiamo ammettere che torniamo ad una guerra che nessuno nel Paese vuole”.
Così il negoziatore delle Farc Ivan Marquez all'ultima sessione di negoziati, ieri
all'Avana. La decisione del gruppo marxista colombiano è di fatto un passo indietro,
non del tutto inatteso, dopo il “cessate il fuoco” unilaterale dichiarato due mesi
fa, all'inizio dei negoziati, il 19 gennaio, con il governo e mai accettato da Bogotà.
La delegazione delle Farc ha comunque provato a rilanciare la proposta al governo
di Juan Manuel Santos il quale ha nuovamente respinto la possibilità pur ammettendo
che i rivoluzionari “in termini generali”, hanno rispettato la tregua, ma ha anche
precisato che “le forze armate sono a conoscenza della pianificazione di alcuni tentativi
terroristici''. Il “no” dell’esecutivo a quelle che vengono definite “concessioni
militari” si spiega anche con il fatto che già nel negoziato di pace, poi fallito,
tra il 1998 e il 2002, la guerriglia riuscì ad approfittare della creazione di zona
“demilitarizzata” nella regione del Caguan, finendo per rafforzare le proprie posizioni
contro Bogotà. Le Farc hanno comunque chiesto un accordo per giungere ad una ''normalizzazione''
del conflitto. Ovvero un ''patto'' che abbassi il livello degli scontri ed escluda
dalle violenze alcune aree e villaggi.