Bologna: neonata abbandonata. Servizio accoglienza alla Vita: serve più informazione
Maria Grazia è il nome che all’ospedale Sant’Orsola-Malpighi di Bologna hanno dato
alla neonata abbandonata sabato in un cassonetto. La piccola, fa sapere il policlinico,
''è in buone condizioni di salute. Dal reparto di terapia intensiva neonatale, dove
è ancora ricoverata a scopo precauzionale, a breve verrà trasferita nella degenza
ordinaria e i servizi sociali del comune di Bologna sono intervenuti per la presa
in carico. Per fare in modo che i neonati non vengano abbandonati in luoghi come i
cassonetti, bisognerebbe fare più informazione: lo sottolinea, al microfono di Debora
Donnini, Maria Vittoria Gualandi, presidente del Servizio di accoglienza
alla Vita di Bologna:
R. – Bisognerebbe
fare molta informazione anche attraverso la televisione, facendo sapere che le mamme
possono benissimo partorire in ospedale e lasciare il bambino – la legge lo consente
– e darlo in adozione. Ci sono anche progetti di vita dati dai Sav (Servizi di Aiuto
alla Vita) e dai Cav (Centri di aiuto alla Vita), che aiutano la mamma a tenere il
bambino e anche al mantenimento fino al primo anno. Bisognerebbe assolutamente fare
questo tipo di informazione.
D. – Nei centri di aiuto alla vita c’è, dunque,
la possibilità di avere un aiuto economico per le madri che si trovano in difficoltà
e per aiutarle a non abortire?
R. – Certo, ma non solo questo. Noi abbiamo
anche 10 appartamenti di accoglienza situati a Bologna, in normalii condomini, dove
accogliamo mamme con bambini, anche bambini appena nati, o madri che aspettano un
bambino e non sanno dove andare. Lavoriamo con i Servizi pubblici di Bologna. Oltre
che l’aiuto economico, diamo anche accoglienza. Abbiamo avuto molti casi di madri
che hanno avuto bambini e sono venute da noi verso il quarto o quinto mese, quando
cominciava a vedersi, e hanno trascorso la gravidanza nei nostri appartamenti nell’assoluto
anonimato e poi hanno partorito e hanno lasciato il bambino in adozione.
D.
– Da quando ci sono i Cav e i Servizi di aiuto alla vita a Bologna quante madri sono
state aiutate?
R. – Noi ci siamo da 30 anni, abbiamo 10 appartamenti: sono
decine e decine. Adesso abbiamo quasi 30 bambini, 11 mamme e cinque famiglie. Ci sono
moltissimi casi di extra-comunitarie, ma anche di italiane. Poi, col “Guardaroba”
seguiamo mille famiglie, col Banco alimentare 140 famiglie. Se vengono a parlare con
noi nel Segretariato si tratta di centinaia di famiglie l’anno. Il Sav ha quattro
dipendenti e 80 volontari.