Settimana per l'unità. Mons Spiteris: "L'ecumenismo non è un optional"
"L'ecumenismo non
è un optional, è essenziale e non riguarda solo gli addetti ai lavori, ma ognuno di
noi. Siamo tutti responsabiili dell'unità dei cristiani". Mons. Ioannis Spiteris,
arcivescovo di Corfù e amministatore apostolico di Salonicco, membro della
Commissione teologica per il dialogo tra cattolici e ortodossi, riflette ai nostri
microfoni sui temi della corrente Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
e sulla necessità di proseguire il cammino ecumenico per promuovere la nuova evangelizzazione.
"Noi ogni domenica - riflette il presule - diciamo di credere nella Chiesa 'una'.
Ma non si tratta di un concetto intellettualistico, interiore e basta, ma di una realtà
che deve essere visibile. La Chiesa è il segno dell'unità elevato in mezzo alle nazioni.
Se non si vede, l'esperienza di questa unità ecclesiale, a cominciare dalla famiglia,
dalla parrocchia e dalle diverse confessioni cristiane, il mondo non può credere.
Solo se la Chiesa sarà unita, o almeno la gente vedrà che si sforza di trovare l'unità,
cercando il perdono reciproco, purificando la memoria storica, si potrà superare quella
crisi della fede che ha spinto Benedetto XVI ad indire un Anno speciale dedicato proprio
alla fede. Solo allora potremmo davvero aiutare i non credenti a trovare Dio".
Il presule è a Roma per presentare, presso l'Istituto di spiritualità
francescana dell'Antonianum, gli atti dell'XI simposio intercristiano
del 2009 dedicato a "Sant'Agostino nella tradizione cristiana tra Oriente
e Occidente". "La spiritualità - spiega - non è altro che la teologia
vissuta, è l'esperienza che il credente ha di Dio. E questi simposi, cominciati nel
'92, ci hanno confermato che l'esperienza che l'uomo ha del dogma, della dottrina
cristiana, è la stessa sia in Oriente che in Occidente. Dunque le divisioni nascono
da una visione puramente intellettualistica della verità". L'arcivescovo di Corfù
racconta inoltre la sua esperienza di pastore di una minoranza cattolica in un Paese
a maggioranza ortodossa come la Grecia, colpito oggi da una grave crisi economica
e sociale. "Siamo una piccola Chiesa, con tanti problemi materiali ma dobbiamo
pensare ai più deboli. Ricevo ogni giorno nel mio ufficio persone, per la maggiorparte
non-cattolici, che chiedono l'elemosina o un lavoro. Noi viviamo perciò un ecumenismo
pratico. Dio 'esige da noi' che, prima di tutto, esprimiamo la nostra unità solidale
con chi ha bisogno. Solo se ci amiamo fra cristiani la gente potrà credere". (A
cura di Fabio Colagrande)