2013-01-19 16:03:36

Settimana per l'unità. Mons Spiteris: "L'ecumenismo non è un optional"


RealAudioMP3 "L'ecumenismo non è un optional, è essenziale e non riguarda solo gli addetti ai lavori, ma ognuno di noi. Siamo tutti responsabiili dell'unità dei cristiani". Mons. Ioannis Spiteris, arcivescovo di Corfù e amministatore apostolico di Salonicco, membro della Commissione teologica per il dialogo tra cattolici e ortodossi, riflette ai nostri microfoni sui temi della corrente Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani e sulla necessità di proseguire il cammino ecumenico per promuovere la nuova evangelizzazione. "Noi ogni domenica - riflette il presule - diciamo di credere nella Chiesa 'una'. Ma non si tratta di un concetto intellettualistico, interiore e basta, ma di una realtà che deve essere visibile. La Chiesa è il segno dell'unità elevato in mezzo alle nazioni. Se non si vede, l'esperienza di questa unità ecclesiale, a cominciare dalla famiglia, dalla parrocchia e dalle diverse confessioni cristiane, il mondo non può credere. Solo se la Chiesa sarà unita, o almeno la gente vedrà che si sforza di trovare l'unità, cercando il perdono reciproco, purificando la memoria storica, si potrà superare quella crisi della fede che ha spinto Benedetto XVI ad indire un Anno speciale dedicato proprio alla fede. Solo allora potremmo davvero aiutare i non credenti a trovare Dio". Il presule è a Roma per presentare, presso l'Istituto di spiritualità francescana dell'Antonianum, gli atti dell'XI simposio intercristiano del 2009 dedicato a "Sant'Agostino nella tradizione cristiana tra Oriente e Occidente". "La spiritualità - spiega - non è altro che la teologia vissuta, è l'esperienza che il credente ha di Dio. E questi simposi, cominciati nel '92, ci hanno confermato che l'esperienza che l'uomo ha del dogma, della dottrina cristiana, è la stessa sia in Oriente che in Occidente. Dunque le divisioni nascono da una visione puramente intellettualistica della verità". L'arcivescovo di Corfù racconta inoltre la sua esperienza di pastore di una minoranza cattolica in un Paese a maggioranza ortodossa come la Grecia, colpito oggi da una grave crisi economica e sociale. "Siamo una piccola Chiesa, con tanti problemi materiali ma dobbiamo pensare ai più deboli. Ricevo ogni giorno nel mio ufficio persone, per la maggiorparte non-cattolici, che chiedono l'elemosina o un lavoro. Noi viviamo perciò un ecumenismo pratico. Dio 'esige da noi' che, prima di tutto, esprimiamo la nostra unità solidale con chi ha bisogno. Solo se ci amiamo fra cristiani la gente potrà credere". (A cura di Fabio Colagrande)







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