Incoraggiamento del Papa al nuovo Patriarca copto cattolico, che dice: cresce la paura
dei cristiani in Egitto
“Un evento importante per tutta la Chiesa”: così Benedetto XVI definisce l’elezione
del Patriarca di Alessandria dei Copti, Sua Beatitudine Isaac Ibrahim Sidrak, nella
Lettera apostolica con cui ieri ha accolto la sua richiesta di “Ecclesiastica communio”.
Il nuovo Patriarca, nato 57 anni fa a Beni-Chokeir in Egitto, è stato canonicamente
eletto il 15 gennaio 2013 al Cairo dal Sinodo della Chiesa copta cattolica. Il servizio
di Sergio Centofanti:
“Sono sicuro – scrive il Papa al Patriarca - che
con la forza di Cristo, Vincitore del male e della morte con la sua Risurrezione,
e con la collaborazione dei Padri del vostro Sinodo patriarcale, in comunione con
il Collegio episcopale, voi avrete l’energia per guidare la Chiesa copta”. “Possa
il Signore – è la preghiera del Papa - assisterla nel suo ministero di ‘Padre e Capo’
per annunciare la Parola di Dio, perché sia vissuta e celebrata con devozione secondo
le antiche tradizioni spirituali e liturgiche della Chiesa copta! Che tutti i vostri
fedeli trovino conforto nella sollecitudine paterna del loro nuovo Patriarca!”. Benedetto
XVI rivolge infine il suo saluto fraterno al predecessore dell’attuale Patriarca,
il cardinale Antonios Naguib, e ai membri del Sinodo della Chiesa Patriarcale.
Il
Patriarca Ibrahim Isaac Sidrak, intervistato dall’Agenzia Fides, parla delle inquietudini
dei cristiani in Egitto: “C'è incertezza, c'è paura – afferma - tutti si chiedono:
che sarà di noi, domani? Forse oggi il nostro primo compito è rassicurare, riconciliare.
La parola chiave è proprio riconciliazione. Cioè favorire tutto ciò che riflette la
pace e l'amore di Cristo”. Il nuovo Patriarca copto cattolico fa grande affidamento
sulle nuove prospettive di collaborazione che sembrano aprirsi con la Chiesa copta
ortodossa. “La scelta di Tawadros come nuovo Papa dei copti ortodossi” – sottolinea
- “è un segno forte che il Signore ci ha dato per invitare i cristiani all'unità.
I suoi primi gesti, le sue visite, la sua sensibilità spirituale, suscitano grande
speranza” e “questo ci aiuterà a affrontare insieme la situazione confusa che abbiamo
davanti”. Il nuovo Patriarca non concorda con le letture che descrivono l'Egitto come
un Paese ormai invivibile per i cristiani, ma registra le influenze negative importate
dall'Arabia e dai Paesi del Golfo, che rischiano di alterare il volto tradizionale
dell'Islam egiziano. “Di queste infiltrazioni” – osserva - “hanno paura non solo i
cristiani, ma anche tanti musulmani. Conforta vedere che tanti giovani e tutte le
persone con retto giudizio stiano reagendo davanti a tutto questo”. A titolo di esempio,
racconta ciò che gli è capitato a Natale: “Quest'anno alcuni predicatori islamisti
avevano detto che è peccato fare gli auguri ai cristiani in occasione della solennità
natalizia. Io immaginavo che dopo quell'avvertimento, nessun musulmano sarebbe venuto
a farci le tradizionali visite di omaggio. E invece ne sono venuti più che negli anni
scorsi. Gruppi di giovani, famiglie, associazioni islamiche, si sono presentati perfino
alla Messa di Natale. Volevano far vedere che quella era la loro risposta”.
Secondo
il nuovo Patriarca copto cattolico, nell'Egitto degli ultimi anni la tentazione settaria
ha rischiato di contagiare anche i cristiani, spingendoli a volte a crearsi un mondo
parallelo chiuso in se stesso: “Penso alla scelta di creare circoli sportivi 'per
cristiani' nelle strutture ecclesiastiche. O a certi leader cristiani che hanno ammonito
di non avere contatti con i musulmani, perché poteva essere pericoloso. Ma in questo
modo - fa notare - “si perde la libertà e l'apertura che è propria dei discepoli di
Cristo, i quali non hanno paura di perdere la fede per colpa degli altri. Il mio motto
come vescovo di Minya era la frase di San Paolo: Dove c'è lo spirito del Signore c'è
libertà”.