Benedetto XVI a Cor Unum: dalla Chiesa “grande sì” alla dignità umana, no a teoria
del “gender”
La Chiesa ribadisce il suo “grande sì” alla dignità umana e al matrimonio fedele tra
uomo e donna, rifiutando la filosofia del gender. Lo ha riaffermato Benedetto
XVI al termine dell’udienza concessa sabato mattina ai partecipanti alla plenaria
di Cor Unum, il dicastero che amministra la carità del Papa. La testimonianza
dell’amore cristiano, ha aggiunto, “può aprire la porta della fede a tante persone”.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
La deriva segue
la scia dell’uomo ipertecnologico, quello per il quale “ciò che è tecnicamente possibile
diventa moralmente lecito”. La giusta rotta è invece nell’uomo capace di riconoscere
e difendere “l’inalienabile dignità” di ogni persona, non lasciandosi incantare dal
“presunto umanesimo” di un certo progresso. È molto netto il Papa nell’indicare la
scelta di campo cristiana in un’epoca di pensieri deboli, che spesso diventano ben
più forti in quel tipo d’uomo che – afferma – vuole sentirsi “sciolto da ogni legame
e da ogni costituzione naturale”. Un uomo dunque “privato della sua anima” e quindi
sciolto da una “relazione personale” con Dio. Ma la “visione cristiana”, ha ripetuto
Benedetto XVI, “è un grande sì alla dignità della persona”, considerata “singolare
e irripetibile” e “ordinata alla relazione e alla socialità”:
“Perciò la
Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione
di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna, e il no a filosofie come quella del
gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile
e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore”.
Già
la storia passata ha mostrato che l’uomo senza rapporto con Dio è stato autore di
terribili “idolatrie” – il “culto della nazione, della razza, della classe sociale”
– che hanno portato “disuguaglianze e miseria”. E anche oggi, ha messo in guardia,
esiste su altri piani la tentazione dell’idolatria:
“Mi riferisco soprattutto
ad una tragica riduzione antropologica che ripropone l’antico materialismo edonista,
a cui si aggiunge però un ‘prometeismo tecnologico’. Dal connubio tra una visione
materialistica dell’uomo e il grande sviluppo della tecnologia emerge un’antropologia
nel suo fondo atea. Essa presuppone che l’uomo si riduca a funzioni autonome, la mente
al cervello, la storia umana ad un destino di autorealizzazione”.
Il Papa
ha fatto appello ai cristiani e a ogni persona di buona volontà perché oppongano fede
e acume a queste tendenze, che spesso – ha osservato con realismo – indossano l’abito
dei “buoni sentimenti”, o si presentano all’insegna di un presunto progresso, o di
presunti diritti, o di un presunto umanesimo”:
“Di fronte a questa riduzione
antropologica, quale compito spetta ad ogni cristiano, e in particolare a voi, impegnati
in attività caritative, e dunque in rapporto diretto con tanti altri attori sociali?
Certamente dobbiamo esercitare una vigilanza critica e, a volte, ricusare finanziamenti
e collaborazioni che, direttamente o indirettamente, favoriscano azioni o progetti
in contrasto con l’antropologia cristiana”.
E sottolineando come proprio
l’attività solidale portata avanti da Cor Unum possa “aprire la porta della
fede a tante persone”, Benedetto XVI aveva indicato:
“Il cristiano, in
particolare chi opera negli organismi di carità, deve lasciarsi orientare dai principi
della fede, mediante la quale noi aderiamo al ‘punto di vista di Dio’, al suo progetto
su di noi. Questo nuovo sguardo sul mondo e sull’uomo offerto dalla fede fornisce
anche il corretto criterio di valutazione delle espressioni di carità, nel contesto
attuale”.