Sanità: parti cesarei in eccesso. Balduzzi: sprechi e alto rischio per le donne
Ad un anno dalla richiesta del ministero della Salute ai carabinieri dei N.A.S. di
effettuare controlli a campione nelle strutture sanitarie nazionali per valutare
l’appropriatezza del ricorso al parto cesareo, ci sono oggi i primi risultati. A renderli
noti lo stesso ministro Balduzzi: i dati si riferiscono a 1117 cartelle cliniche su
un campione di circa 3000 relative al 2010. Nel 43% dei casi di cesareo la procedura
clinica risulta ingiustificata. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Mancano ancora
i dati di Basilicata e della provincia autonoma di Bolzano: ma quanto rilevato finora
dai Nas, basta a confermare i sospetti dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari,
che negli ultimi due anni ha ravvisato in alcune regioni, valori di ricorso al cesareo
-che dovrebbero attestarsi su una media del 15- 18% per la casistica per cui è clinicamente
indicato – schizzare fino al 49% in Campania al 42 circa in Sicilia. Secondo i Nas
infatti su circa 482 mila parti del 2010 in 19, il 29,31% è stato cesareo con diagnosi
di posizione anomala del feto, ma quasi un caso su due era ingiustificato.
E allarmanti sono i motivi, come spiega Flavia Carle del ministero della Sanità:
“Da
una parte una codifica della diagnosi non coerente, cioè il codice non è coerente
con quanto è riportato in cartella. Ma in una buona percentuale dei casi, manca in
cartella la documentazione necessari per valutare questa coerenza”.
La
non corrispondenza tra cartelle cliniche e codice di diagnosi è inferiore al 5% solo
in cinque regioni, tutte del Nord. Dunque il rischio è nazionale e il sud ha il primato
peggiore. Si ipotizzano reati come lesioni, falso in atto pubblico e truffa a carico
del servizio sanitario nazionale. ”Un campanello d’allarme” secondo il ministro della
salute, Renato Balduzzi:
“Non è un problema soltanto di costi: 80
- 85 milioni all’anno di sprechi nel senso stretto. Ma c’è tutto il problema della
tutela della salute”.
Tra i provvedimenti citati dal ministro, sollecitare
le regioni ad un maggior controllo sulle cartelle cliniche, ma anche migliorare la
mentalità e l’approccio complessivo al concetto del parto cesareo, conoscere gli strumenti
come le linee guida, e seguire sempre il criterio della trasparenza.