Siria: appello dalla popolazione della Mesopotamia abbandonata a se stessa
Hassakè, capoluogo della Mesopotamia (Siria Orientale), è una città fantasma, isolata
dal resto del mondo. La popolazione soffre il freddo, non ha carburante, l'acqua scarseggia,
c'è solo un'ora di elettricità al giorno. Oltre 25mila cristiani (siro-ortodossi,
siro-cattolici, caldei, armeni) assiepati nella città, molti dei quali rifugiati dalle
aree circostanti, lanciano un allarme per la sopravvivenza tramite alcuni messaggi
pervenuti all'agenzia Fides. Dopo l’appello diffuso due mesi fa dai tre vescovi della
regione, che “lanciavano un Sos per evitare la catastrofe”, “nulla è stato fatto:
nessuno si cura della popolazione stremata di Hassake, che ha urgente bisogno di aiuti
umanitari”, ribadiscono i presuli. I vescovi, come il siro-cattolico mons. Jacques
Behnan Hindo e il siro-ortodosso mons. Matta Roham, stanno intensificando i contatti
con gli altri leader cristiani siriani e con le organizzazioni umanitarie, ma la risposta
che ricevono non lascia spiragli: “E’ impossibile portare aiuti ad Hassakè perchè
è troppo pericoloso e mancano le minime condizioni di sicurezza”. Dopo la città di
Tall Tamr, la regione è infestata da gruppi islamisti e terroristi che impongono numerosi
posti di blocco sulle strade. Si tratta dei militanti di “Jubhat el Nosra”, fazione
salafita che anche gli Stati Uniti hanno di recente inserito nela lista nera dei “gruppi
terroristi”. A loro si aggiungono banditi comuni che compiono rapine, razzie, sequestri,
saccheggi, anche in città. La popolazione “sta morendo lentamente, abbandonata a se
stessa”, nota a Fides padre Ibrahim, prete cristiano residente ad Hassakè. “La popolazione
soffre la fame e vive nel terrore” racconta. “Ogni giorno, alle 3 del pomeriggio,
scatta una sorta di coprifuoco, perchè per le strade scorrazzano gruppi armati. Si
susseguono i sequestri, a volte con richiesta di riscatto, a volte no. Nei giorni
scorsi due fratelli della famiglia Bashr e due giovani della famiglia Fram sono stati
uccisi a bruciapelo per strada. I giovani cristiani sono minacciati e terrorizzati,
al 90% sono fuggiti dalla città. Se i giovani se ne vanno, a cosa serviranno le nostre
chiese?”, dice sconsolato. Secondo quanto racconta all’agenzia Fides Georgius, studente
universitario cristiano che ha la famiglia ad Hassakè e che da pochi giorni si è rifugiato
in Libano, “i miliziani con le bandiere nere del gruppo Jubhat el Nosra hanno preso
di mira tutti i giovani nati fa il 1990 e il 1992. Li cercano, li accusano di essere
militari in servizio di leva, li uccidono a sangue freddo. Vogliono terrorizzare i
giovani per impedire di arruolarsi”. La popolazione di Hassakè, allo stremo delle
forze, riferisce Georgius, “teme l'assalto finale alla città che potrebbe causare
l' esodo definitivo dei cristiani da Hassakè”. (R.P.)