2013-01-17 16:52:15

Redditometro, Imu, Tares. Zamagni: cambiare strategia e premiare i comportamenti virtuosi


Il Redditometro, l’Imu, la Tares, la nuova imposta sui rifiuti: il tema delle tasse è al centro della campagna elettorale e dei dibattiti. Secondo Adiconsum, ad esempio, il Redditometro va rivisto, eliminando “quelle storture che rischiano di penalizzare i contribuenti più onesti”. Su questo nuovo strumento e più in generale sul tema della tassazione, Debora Donnini ha chiesto un commento a Stefano Zamagni, docente di economia all’Università di Bologna: RealAudioMP3

R. – Il problema dell’evasione fiscale è un problema serio: sono 120 i miliardi che ogni anno vengono sottratti al fisco. L’evasione fiscale è, dunque, una forma di violazione dei canoni della giustizia contributiva. E su questo direi che la posizione, ad esempio della Dottrina sociale della Chiesa, è sempre stata unanime. Il problema, invece, su cui occorre aprire un dibattito è il modo per stanare gli evasori, il modo di far pagare. Ora, quando arriviamo a questo capitolo, è evidente che misure come il Redditometro non vanno nella direzione corretta.

D. – Perché, secondo lei, il Redditometro non va nella direzione giusta?

R. – Perché il redditometro - e misure adesso analoghe - parte dal presupposto secondo cui “tutti” sono evasori e quindi bisogna che l’autorità di vigilanza, l’Agenzia delle entrate, in questo caso, operi in maniera “vessatoria”. L’approccio che favorisco è invece quello di premiare i comportamenti virtuosi. Io parto dall’assunto opposto: la maggior parte delle persone vuol pagare tasse oneste, c’è però una parte che vuole evadere e allora vado a cercare strumenti diversi da quelli del tipo Redditometro.

D. – La Tares, la tassa sui rifiuti, è stata spostata dal primo gennaio al primo luglio 2013. Questo aumento della tassazione in Italia cosa comporta, secondo lei?

R. – Comporta un aumento della conflittualità tra il cittadino e lo Stato. Bisogna cambiare filosofia e dare premi ai virtuosi. Lo Stato deve dire ai cittadini: voglio favorire il comportamento leale e per farlo istituisco dei premi di varia natura, non necessariamente in denaro, che consentano alle persone di diventare virtuose, quasi per interesse. Invece noi seguiamo l’approccio opposto e il risultato è che i cittadini protestano e allora l’autorità politica rinvia la Tares dal primo gennaio al primo luglio, per quanto riguarda l’Imu si cercherà di abbassarla e tutto questo non farà altro che peggiorare, perché il cittadino italiano dirà: “Vedi, se protestiamo e ci organizziamo, ci fanno lo sconto”. Questo evidentemente rovina quello spirito con il quale il cittadino si deve rapportare alla comunità.

D. – Si discute molto in questo momento dell’Imu, dell’Imu sulla prima casa…

R. – Penso appunto che l’Imu sulla prima casa, non di lusso, non dovrebbe essere tassata, per ragioni di sostanza, legate al fatto che la famiglia che investe e mette i propri risparmi su un arco di tempo per creare il gruzzolo sufficiente per finanziare la casa, metta in atto un comportamento virtuoso e non speculativo. L’Imu deve colpire la speculazione che, in questo caso, è la rendita immobiliare. Ma se vivo in un’abitazione, io Stato devo incentivare questo, anziché disincentivarlo. Questa era la posizione che nel dopoguerra i governi capeggiati da De Gasperi - lo stesso Einaudi, che era di matrice liberale - sostenevano. Il punto è che le tasse hanno sempre una valenza educativa nel senso alto del termine, perché si tassano i comportamenti “malvagi”, si tassano i redditi che vengono spesi in forme diverse e poi i soldi servono per finanziare i beni comuni, i beni pubblici e così via.

D. – Lo Stato allora, però, come fa ad aumentare le entrate? C’è il problema del nostro debito pubblico...

R. – Sì, ma i 120 miliardi all’anno di evasione non sono recuperati in quella maniera. Bisogna andare a recuperarli dai grandi evasori. Ad esempio, fino a due anni fa, le imposte sulle rendite finanziarie, quelle della speculazione, erano del 12,5 per cento, adesso sono state portate al 20 per cento. Il lavoro viene tassato in media al 35 per cento. E’ possibile che si debba tassare di più il lavoro che non la rendita finanziaria? Io so, da economista, qual è la ragione: si dice che i capitali vanno all’estero, fuggono, ma questa non è una buona ragione per lasciare senza gravami fiscali chi, con la speculazione finanziaria, ottiene immense quantità di denaro. Bisogna trovare il modo – e ci sono i modi – di bloccarli, ad esempio con gli accordi transfrontalieri o tra Paesi a livello europeo e così via. Un altro esempio è la Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, che è stata introdotta e che alla fine è stata edulcorata. Quindi, in conclusione, la soluzione c’è, bisogna però cambiare l’occhiale con cui si guarda la realtà e bisogna partire dai valori fondamentali.








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