Egitto: no alla proposta di garantire seggi “riservati” ai cristiani nelle prossime
elezioni
La proposta di riservare quote ai copti nelle liste che entreranno in competizione
nelle prossime elezioni parlamentari suscita reazioni negative in seno alle comunità
cristiane in Egitto. L'idea era stata lanciata nei giorni scorsi dall'attivista per
i diritti civili Naguib Gabriel, leader dell'Unione egiziana delle organizzazioni
per i diritti umani (Euhro), che l'aveva presentata come una misura necessaria per
contrastare l'irrilevanza politica dei cristiani nell'Egitto governato dai Fratelli
Musulmani. Decine di noti leader e militanti politici di fede copta hanno espresso
la loro contrarietà alla proposta in una dichiarazione rilanciata dalla stampa egiziana.
Tra i firmatari del comunicato figurano anche figure autorevoli, come l'ex ministro
del turismo Mounir Fakhry Abdel-Nour e George Ishak, leader di Kifaya, il movimento
d'opposizione al regime di Mubarak fondato nel 2004. Nel loro intervento, i leader
copti contrari alla proposta descrivono l'idea dei posti in lista garantiti come una
rottura rispetto alla linea tradizionale seguita dai copti sul terreno politico."Noi
- scrivono nel loro pronunciamento - ci rifiutiamo di dividere la nazione su base
religiosa, attraverso ogni tipo di proposta legale”. Contattato dall'agenzia Fides,
anche il vescovo ausiliare di Alessandria dei copti cattolici, Botros Fahim Awad Hanna,
esprime le proprie perplessità rispetto all'idea di garantire per statuto seggi o
posti in lista ai cristiani: “Il principio stesso di riservare ai cristiani in quanto
tali un trattamento politico particolare mi sembra fuori luogo. Si favorisce il disegno
di dividere il Paese secondo categorie religiose, o morali, o di condizione, scegliendo
i rappresentanti politici sulla base di queste divisioni. Io preferisco, per il bene
di tutti, che a governare siano i più competenti, a qualsiasi confessione religiosa,
sesso, età e status sociale appartengano. Il sistema delle quote” aggiunge Anba Botros
“finisce per esasperare le spinte settarie e consacra la condizione di emarginazione
dei gruppi minoritari. Siamo tutti cittadini egiziani. Abbiamo tutti gli stessi diritti
e doveri, da esercitare nel contesto di un Paese che pur nelle differenze deve rimanere
unito. (R.P.)