Pakistan: la Commissione “Giustizia e Pace” sulle tensioni politiche
“La situazione è fluida e muta ogni giorno. L’ordine di arresto del Premier, emesso
dalla Corte Suprema, ha aggiunto tensione sulla scena politica. E la grande manifestazione
anti-corruzione rischia di far sprofondare il Paese nell’anarchia. Chiediamo di dare
una chance alla democrazia in questo paese”: è l’analisi di padre Yousaf Emmanuel,
direttore nazionale della Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi cattolici. In
un colloquio con l’agenzia Fides, padre Emmanuel espone il suo punto di vista sulla
crisi politica in Pakistan: “Non credo alla teoria della cospirazione contro il Premier.
Si tratta di una coincidenza, il caso a suo carico andava avanti già da tempo. Anche
perché il sistema giudiziario non ha interessi a destabilizzare il Paese”. Il provvedimento
è arrivato mentre un grande movimento “anti-corruzione” marciava su Islamabd, guidato
dal leader Tahirul Qadri. Il giudizio di padre Emmanuel non è tenero: “Qadri è un
leader con la sua agenda, è stato in Canada diversi anni, ora è riapparso. Ci chiediamo:
dov’era mentre la popolazione pakistana soffriva ? Qadri non è un nome nuovo: era
qui con l’ex dittatore Musharraf, ora credo sia stato messo lì da qualcun altro. I
manifestanti, che continuano il sit in, staranno a Islamabad ancora un paio di giorni,
ma ogni giorno aggiungono nuove richieste di riforme”. “La modalità con cui si pongono
tali questioni non è quella giusta: non può essere la piazza. La corruzione è un problema
serio, tutti la critichiamo e ci sono movimenti nella società civile che da anni la
combattono. Come Commissione “Giustizia e Pace” abbiamo avviato programmi di sensibilizzazione
contro la corruzione, che va combattuta con l’educazione e la formazione delle coscienze
dei cittadini”. Il direttore prosegue: “Nel Paese esiste una Costituzione e tutti
dobbiamo seguirla, piuttosto che agitare le masse. Questo tipo di lotta potrebbe portare
all’anarchia nel Paese, e non è un bene. Il movimento di Qadri ha coagulato migliaia
di persone perché c’è crisi economica, malessere sociale. Alla gente mancano elettricità,
acqua, gas, c’è molto scontento sociale. Mentre molti cercano di sfruttare questo
malcontento per il proprio tornaconto elettorale, in questo momento di tensione e
incertezza, non possiamo che dire: diamo una chance alla democrazia in Pakistan. Speriamo
che tutto si risolva pacificamente. Chiediamo elezioni pacifiche e trasparenti che,
data la scadenza del Parlamento, sono previste a marzo. Speriamo che siano rispettate
le procedure democratiche e costituzionali, e che non accada qualcosa di grave. Le
riforme sono necessarie, per aiutare davvero la gente nei suoi bisogni primari. Ma
si possono promuovere tramite una via democratica, senza rischi di tornare alla Legge
marziale”. In conclusione padre Yousaf rimarca: “Nel movimento di Qadri c’è anche
l’uso della religione. Qadri è leader di una sua organizzazione caritativa di ispirazione
islamica, la “Tehreek-e-Minhajul Quran”. Come cristiani crediamo che politica e religione
debbano essere tenute ben distinte”. (R.P.)