Giornata dialogo cattolici-ebrei, "la famiglia primo nucleo società"
"Le 'Dieci parole'
non sono solo il nostro passato, ma sono anche il nostro futuro e cioè la strada per
la realizzazione di quella pienezza di umanità di cui tutti abbiamo bisogno e sete.
Spesso, sbagliando, pensiamo all'ebraismo come un evento del passato ma - come
ricordato dall'allora card. Ratzinger in un documento della Pontificia Commissione
Biblica (2001) - le Scritture, anche nella fase della prima alleanza, sono la radice
della nostra identità". Lo ricorda il vescovo Mansueto Bianchi, presidente
della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, che, in occasione della
24ma Giornata per il dialogo tra cattolici ed ebrei, interviene sulla Radio
Vaticana 'dialogando' con il rabbino Rav. Elia Enrico Richetti, presidente dell’Assemblea
dei Rabbini d’Italia. "L'ebraismo - continua mons. Bianchi - è una tradizione
di spiritualità, cultura e liturgia che accompagna il cammino dell'umanità. Andare
verso l'ebraismo, per noi cristiani, non è andare lontano da noi, ma andare dentro
di noi. Ci fa crescere nella nostra stessa identità di cristani". "Al giorno d'oggi
- aggiunge Rav. Richetti - abbiamo molti segnali che ci sono ancora diverse sacche
di odio e contrapposizione nei confronti del mondo ebraico. Credo che soltanto la
conoscenza e il dialogo possano far conoscere la realtà e contribuire a far cessare
l'odio, figlio dell'ignoranza". Il 'settimo comandamento', 'Non commettere adulterio',
è il tema della Giornata di quest'anno. "Nel vincolo che lega l'uomo alla donna
- spiega il vescovo Bianchi - è riconoscibile quella che potremmo chiamare la struttura
naturale di questo rapporto, ma anche la Rivelazione del volto e della Santità di
Dio per l'uomo, che è data nel vincolo dell'alleanza e si realizza, in una forma alta,
nell'allenza nuziale tra l'uomo e la donna. Proprio questo impegno a promuovere
il vincolo nuziale ci aiuta ad opporci alla banalizzazione e al qualunquismo che si
addensano intorno all'amore nuziale e allo stato familiare, così caratteristico della
cultura del nostro tempo". "Il concetto ebraico di 'Kedushà', 'Santità', - spiega
il rabbino - implica il portare i momenti della vita quotidiana a un livello di consapevolezza
superiore, quindi al livello del rendersi conto di come ogni cosa sia voluta da Dio
in un certo modo. La 'santificazione' della vita matrimoniale consiste proprio nel
non vivere questa vita come un fatto puramente fisico, ma come un momento di un disegno
molto superiore". "La famiglia - prosegue mons. Bianchi - è minacciata dalla cultura
attuale perché viene svuotata dei suoi contenuti tipici e riempita di una tipologia
di altri rapporti che non hanno molto a che fare con il progetto di Dio. Abbiamo perciò
bisogno di rafforzare la nostra adesione a questo progetto, e abbiamo bisogno di esprimere
modelli belli di famiglia, che siano persuasivi di quanto è autenticamente umano il
progetto biblico sulla famiglia". "Nell'ottica della tradizione ebraica - conclude
Rav. Richetti - la famiglia è il primo nucleo della società che esiste in quanto c'è
qualcuno che porta avanti la famiglia umana, cioè la coppia. C'è però oggi una parte
della società umana che rischia di dimenticarselo". (A cura di Fabio Colagrande)