Come cambiano i poveri a Roma e nel Lazio. Nuovo rapporto di Sant'Egidio
I poveri non sono solo numeri. Parte da questo assunto il Rapporto sulla povertà a
Roma e nel Lazio 2012, curato dalla Comunità di Sant’Egidio e presentato martedì a
Roma. Soltanto conoscendo queste persone e le loro situazioni, si può arrivare a immaginare
una serie di soluzioni. Il servizio è di FrancescaSabatinelli:
L’isolamento
sociale è uno degli indicatori utilizzati per stabilire la qualità della vita. La
vita di relazione, ci dice il Rapporto, conta e molto, in termini di salute, coesione
sociale e felicità. Eppure, cresce il numero di famiglie composte da una sola persona,
e spesso sono donne, il 59% del totale. FrancescaZuccari è la responsabile
per Sant’Egidio del lavoro con le povertà estreme:
"È chiaro che l’isolamento
sociale è un grosso problema, perché il fatto di essere soli di fronte alla crisi
rende molto più fragili. I nuclei con un solo componente in Italia sono cresciuti,
negli ultimi 10 anni, di ben otto punti e questo vuol dire che c’è più gente che vive
da sola. Questo fenomeno non riguarda più solo gli anziani, ma riguarda anche le persone
adulte, perché questa “carriera di solitudine” comincia prima. Abbiamo incontrato
molte persone adulte che vivevano già in situazioni di isolamento sociale: persone
che avevano una separazione alle spalle e che si sono trovate da sole ad affrontare
la perdita del lavoro con effetti a catena, come perdere l’alloggio e quindi anche
la possibilità di reimmettersi nel circuito lavorativo".
Gli anziani residenti
nel Lazio all’inizio del 2011 risultano essere oltre 5 milioni e 700 mila, in maggior
parte concentrati a Roma e nella sua provincia. La popolazione della regione, spiega
il rapporto, si presenta complessivamente invecchiata, ma non più della media nazionale.
Secondo la ricerca, inoltre, la solitudine e l’assenza dei figli sono alcuni dei fattori
determinanti il ricovero in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA):
"La
Comunità di Sant’Egidio ha fatto uno studio sugli anziani ricoverati in sette RSA
di Roma e ha potuto constatare che molti di questi anziani ricorre al ricovero per
la solitudine e non tanto per la malattia. Il fatto che non ci siano incentivi per
l’assistenza domiciliare, spinge molti anziani a ricorrere al ricovero in strutture
residenziali, con un costo per la spesa pubblica senz’altro superiore di quanto non
sarebbe aiutarli in casa. Tutto questo grava sulla famiglia e non ci sono incentivi
per sostenere la non-autosufficienza di un componente".
E’ ormai evidente
come molti quartieri della capitale si stiano trasformando. In alcuni è alta la concentrazione
di immigrati e anziani, come all’Esquilino, quartiere laboratorio del centro di Roma,
assieme ad altri due periferici, Torpignattara e Torbellamonaca:
"Ci sono
alcuni quartieri che negli anni hanno subito una trasformazione della popolazione
molto significativa: l’Esquilino, per esempio, è un quartiere centrare e adesso è
abitato – per almeno un quarto – da persone anziane, ma contemporaneamente è un quartiere
abitato anche da moltissimi stranieri che rappresentano un altrettanto 25%. La presenza
degli stranieri si giustifica, a volte, perché sono proprio i badanti di questi anziani,
ma è chiaro che queste trasformazioni andrebbero governate, pensate, la copresenza
in alcune zone di italiani e stranieri, di anziani e stranieri, potrebbe diventare
una chance anziché un problema, questa situazione lasciata così com’è potrebbe generare
problemi di convivenza e paura che poi andrebbero affrontati".
Il Lazio,
prosegue il rapporto, è la terza regione per sfratti, e Roma rischia anche per il
2011, per la terza volta consecutiva, di risultare la città italiana con il maggior
numero di sfratti, la maggior parte dei quali legati alla crisi occupazionale, nel
24% dei casi colpiscono chi ha perso il lavoro, nel 21% chi è in cassa integrazione.
E l’alto costo degli alloggi grava anche sulla vita degli immigrati:
"Non
c’è una politica abitativa che favorisce l’inserimento di nuovi nuclei familiari,
non parlo solo degli stranieri, ma è evidente che riguarda molto gli stranieri, perché
rappresentano una nuova popolazione per la città. Il fatto che gli affitti siano troppo
alti, impedisce a queste persone di inserirsi agevolmente nel tessuto cittadino. Per
esempio, vediamo riemergere nella città agglomerati di case improprie, piccole baraccopoli,
proprio perché queste persone non trovano alloggio nella città".
La famiglia
resta il più grande ammortizzatore sociale, ma le famiglie – spiega Sant’Egidio –
sono vicine ad un punto di non ritorno, per questo serve una politica di sostegno
che in Italia non si è mai fatta.
"Sicuramente vanno fatti degli interventi
sulla famiglia, che oggi supplisce in grandissima misura le carenze di un sistema
di welfare, ecco perché sono importanti tutti quegli incentivi che possono essere
dati alla famiglia per sostenere il carico non solo di persone disabili, non autosufficienti,
o di bambini, ma anche per sostenere i costi crescenti dell’affitto e della vita quotidiana.
Ci sono anche dei provvedimenti che andrebbero presi, anche a livello nazionale, come
un reddito minimo di inserimento, o delle politiche di sgravi che possono incidere
positivamente sulle spese familiari".