2013-01-16 08:39:40

Caritas Mali: la crisi rischia di allargarsi. Piano di azione e stanziamenti


Dopo l’offensiva dei gruppi ribelli e l’intervento militare francese, si aggrava la situazione umanitaria in Mali, da mesi teatro di violenze diffuse e massicci spostamenti di popolazione. La Caritas del Mali - informa una nota di Caritas italiana - sta monitorando la situazione al fine di far fronte ai nuovi bisogni che stanno emergendo dall’intensificarsi del conflitto. A tal fine ha già predisposto un piano comune con Caritas Niger, Burkina Faso e Senegal per far fronte in modo esteso alla crisi. Le azioni più urgenti e immediate sono la distribuzione di kit igienico-sanitari, coperte, tende e kit di trattamento dell’acqua. Caritas italiana, anche attraverso proprio personale presente nell’area del Sahel, segue l’evolversi della situazione ed ha partecipato alla predisposizione del piano di interventi. Come ricorda Théodore Togo, segretario nazionale di Caritas Mali, nel Paese vi erano da tempo varie minacce alla pace: la mancata demilitarizzazione dei gruppi armati nel Nord, la crisi alimentare ed economica, l’aumento delle disparità sociali, la crisi in Libia che ha provocato l’afflusso di armi in Mali e da ultimo il colpo di stato militare del 22 marzo 2012, a cui è seguita l’istituzione di un governo di transizione. Caritas italiana ha stanziato un primo contributo di 60.000 euro e sostiene da tempo le azioni di aiuto che Caritas Mali ha in atto sin dall’inizio del conflitto. Oltre 40.000 persone hanno già beneficiato di assistenza alimentare attraverso la distribuzione gratuita, la vendita a prezzi sovvenzionati di beni alimentari, attività di “food for work” (cibo in cambio di lavoro). Il piano di intervento ha previsto anche il sostegno all’agricoltura a vantaggio di oltre 1.400 famiglie e 47 organizzazioni locali di agricoltori. A fine dicembre erano già oltre 400.000 i profughi, che da marzo 2012 erano fuggiti dal Nord del paese verso il Sud, nelle aree di Mopti, Ségou, Bamako, Sikasso, Koulikoro, Kayes sotto il controllo del governo di transizione e verso i Paesi limitrofi in particolare in Burkina Faso e Niger. “A seguito dell’acuirsi del conflitto - si legge nella nota - negli ultimi giorni il numero di persone in fuga sta aumentando e vi sono già ulteriori vittime civili. La situazione è aggravata dalla distruzione delle infrastrutture sanitarie, scolastiche e amministrative, dalla mancanza di carburante per fornire le stazioni di depurazione dell’acqua, dalle crescenti difficoltà di approvvigionamento di viveri e articoli per l’igiene. Per evitare infiltrazioni dei ribelli al Sud, tutte le strade sono bloccate”. (R.P.)







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