2013-01-16 15:29:01

A Diyarbakir i funerali delle tre militanti curde uccise a Parigi


Si sono tenuti ieri a Diyarbakir, la capitale del Kurdistan turco i funerali delle tre militanti curde legate al Pkk, ritrovate morte giovedì scorso a Parigi. Martedì nei pressi della capitale francese, prima del rimpatrio, in tanti, provenienti da Italia, Austria, Germania e Gran Bretagna, hanno reso omaggio alle salme. Nel frattempo, stanno continuando i raid turchi contro obiettivi curdi nel Nord dell'Iraq. Diversi analisti hanno collegato l'assassinio con le trattative avviate per una soluzione politica del conflitto del Kurdistan turco dal governo di Ankara con Ocalan, il leader del Pkk detenuto nell'isola carcere turca di Imrali. Del negoziato e della questione curda Fausta Speranza ha parlato con il prof. Raffaele Marchetti, docente di relazioni internazionali all’Università Luiss di Roma:RealAudioMP3

R. - Naturalmente da parte di Ankara l’interesse è di tipo politico ma anche economico. Sappiamo che, ad esempio, nel territorio curdo in Iraq c’è un’intensa crescita economica. Da questo punto di vista il governo turco potrebbe sfruttare molto - in termini economici - questo tipo di accordo. Quello che il governo turco può o cerca è naturalmente la risoluzione della questione militare, e quindi l’immediata consegna delle armi e il cessate il fuoco.

D. - Invece Ankara quali concessioni potrebbe fare?

R. - Concessioni in termini di autonomia, che sono quelle che oggi i partiti e i gruppi curdi cercano. È stata in qualche modo abbandonata la vecchia aspirazione all’indipendenza, e quindi si cercano misure meno repressive nei confronti dei partiti e delle associazioni curde, si cercano ad esempio riconoscimenti della lingua curda, e quindi un suo uso maggiore nell’educazione nelle scuole pubbliche turche, e si cerca anche un riconoscimento in qualche modo politico.

D. - Ci ricordava che la questione curda non è soltanto questione turca ma è di tutta l’area. Dunque, che cosa ipotizzare circa i possibili sviluppi dopo questo negoziato che riguarda strettamente la Turchia?

R. - Naturalmente se questo tipo di colloquio sfociasse in un processo di pacificazione, avrebbe degli effetti positivi su tutta l’area e permetterebbe alla Turchia di avere una capacità di intervento oltre confine, come in Siria, in Iraq - naturalmente la parte iraniana è molto più complessa - e quindi in qualche modo agevolerebbe quella politica di proiezione internazionale che la Turchia ormai persegue da molti anni. Certamente, questo sarebbe un fattore che permetterebbe di stabilizzare, o quanto meno di ridurre, l’instabilità Mediorientale.

D. - Ricordiamo i Paesi che sono toccati dalla questione curda?

R. - In primis naturalmente la Turchia, poi l’Iraq, la Siria e l’Iran, anche se in parte minore.

D. - Una parola sulla vicenda dell’uccisione delle tre militanti curde avvenuta a Parigi una settimana fa…

R. - È naturalmente un assassinio di prim’ordine che crea dei problemi alla trattativa in corso tra il governo turco e le parti curde. Naturalmente, non si sa chi ci sia dietro, ma possiamo immaginare che gli attori dietro questo tipo di assassinio siano coloro che sono contrari alla trattativa di pace; quindi parti all’interno sia della compagine turca, sia all’interno di quella curda più estremiste, nazionaliste o militanti. Queste sono parti che probabilmente non vedono di buon occhio questo tipo di trattative. Poi ci sono anche illazioni sul coinvolgimento di altri attori, come ad esempio i siriani, che certamente non hanno interesse riguardo il fatto che la questione curda venga risolta dalla Turchia.

Ultimo aggiornamento: 17 gennaio







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