Pakistan: Corte suprema ordina arresto del premier per corruzione. La situazione dei
cristiani
La Corte Suprema del Pakistan ha ordinato l’arresto del primo ministro Raja Pervez
Ashraf e altre 15 persone, sulla base di accuse per corruzione. Ashraf è sospettato
di aver accettato denaro quando, in qualità di ministro per l’acqua e l’energia nel
2010, ha approvato una serie di progetti nel settore energetico. La notizia - riferisce
l'agenzia Misna - ha scalato in breve le prime pagine dei quotidiani e siti internet
del continente asiatico anche se – concordano gli osservatori – è improbabile che
la decisione dell’Alta corte porti alle sue dimissioni da capo del governo in tempi
brevi. La vicenda si inserisce in un clima di rinnovate tensioni a Islamabad, teatro
di massicce manifestazioni di piazza da parte di attivisti che chiedono la caduta
dell’esecutivo. Migliaia di persone sono scese in strada negli ultimi giorni, sotto
la guida dell’imam Tahirul Qadri, critico del governo di cui denuncia inettitudine
e corruzione. Sono invece terminate le proteste della comunità sciita, colpita la
settimana scorsa da un attentato che ha provocato oltre 90 morti. Davide Maggiore
ha chiesto a Peter Jacob, direttore esecutivo della commissione "Giustizia
e pace" della Conferenza episcopale pakistana, qual è in questo contesto la condizione
dei cristiani:
R. – The scale
of violence threatens everybody, but at the same time… L’aumento della violenza
è una minaccia per tutti, ma al tempo stesso la gente in Pakistan è molto resistente.
Non è disposta ad accettare compromessi per quanto riguarda i suoi diritti e così
ogni giorno ci sono manifestazioni di strada, proteste, dimostrazioni di solidarietà
con le vittime. In particolare per la comunità sciita, i cristiani si sono uniti alla
protesta e hanno chiesto pace insieme al rafforzamento di legge e ordine.
D.
– I cristiani pakistani hanno la sensazione di essere a rischio nella stessa misura
in cui lo sono altre categorie di pakistani…
R. – That’s right. First of all,
the country is passing through very critical... E’ esatto. In primo luogo, il Paese
sta vivendo una condizione molto critica a causa dell’instabilità politica. E’ in
atto un’altra “lunga marcia” di cui non si parla molto, ma che è indicativa dello
scontento tra la gente e che potrebbe essere usata per fini politici, giacché tra
due mesi ci saranno le elezioni. Quindi, attualmente il clima è molto incerto e per
questo è difficile anche organizzare campagne nella società civile a causa della minaccia
dell’estremismo. La situazione è difficile. D’altro canto, i partiti politici, le
organizzazioni professionali come gli avvocati ed i giornalisti, si stanno organizzando.
Speriamo che il Paese possa riprendersi, che possano essere ristabiliti la legge e
l’ordine.
D. – Quali sono le maggiori necessità dei cristiani del Pakistan?
R.
– There is an issue concerning protection and security… C’è un aspetto che riguarda
la protezione e la sicurezza, poi c’è l’aspetto dell’emarginazione economica. La partecipazione
politica è stata assicurata, deve essere assolutamente risolta la questione della
discriminazione: la discriminazione e il settarismo sono alcuni dei fattori che ci
hanno portato a questo punto. La situazione è quella che è, a causa della discriminazione
che regna nel Paese.
D. – Cosa fa la Chiesa per confortare i fedeli e per incoraggiare
il dialogo, al fine di risolvere questo aspetto della discriminazione?
R. –
The Church is helping the common people, the poor… La Chiesa aiuta la gente comune,
i poveri, con programmi di sviluppo. Prende posizione sulle questioni che riguardano
la giustizia e la pace. La Chiesa è anche impegnata ad aiutare il Paese, chiedendo
ai cristiani di condurre uno stile di vita pacifico: così la Chiesa aiuta il Paese
e la comunità cristiana.