2013-01-15 15:49:39

Mali, un conflitto che si complica


RealAudioMP3 "Tutti eravamo terrorizzati. I ribelli fermavano gli autobus nelle campagne, facevano scendere i passeggeri e poi salivano tentando di arrivare nella capitale. Di notte la paura aumentava perché ci veniva detto che potevano fare irruzione nelle case con grande facilità, e commettere qualsiasi atto di violenza. Se rispondevi che eri un militare o un figlio di un militare ti uccidevano subito. Le donne dovevano avere per forza il burqa, altrimenti ti mutilavano all'istante". E' la testimonianza ai nostri microfoni di Massitan Kanté, maliana, mediatrice culturale, immigrata a Trento da diciassette anni dove è presidente dell'associazione Mali djiguiya (Mali speranza), che si occupa di progetti di solidarietà per i bambini del suo paese. Appena tornata dal Mali dopo un soggiorno di due mesi, racconta: "Quando abbiamo appreso dell'arrivo dei soldati francesi abbiamo esultato, loro ci danno speranza. Il Mali è poverissimo e non si può permettere di fare la guerra perché la guerra costa". Enzo Nucci, corrispondente Rai per l'Africa sub sahariana, parla di "situazione difficile che si prevede lunga, sanguinosa e di non facile risoluzione". Il giornalista Davide Maggiore, esperto di questioni africane, spiega le origini dei combattimenti nel paese africano, dove il numero degli sfollati interni è salito a 230mila, e dove la Francia prevede di dispiegare un totale di 2.500 soldati, tre volte tanto i militari schierati al momento nel paese. "Non poche le similitudini con l'Afghanistan, non solo per l'elemento radicale islamico coinvolto ma anche per il tipo di guerra asimmetrica che si va a combattere". Molti sono gli interessi geopolitici in ballo: dalle mire sull'uranio presente in Mali, al petrolio, all'oro, senza tener conto del fatto che il paese è la porta di ingresso della cocaina proveniente dal sud America. "L'intervento militare francese è giustificabile ma non è gratis. L'Africa occidentale sarebbe stata scelta come area privilegiata da parte di Francia e Usa - precisa Maggiore - per avere un accesso alle importanti materie prime. E' chiaro che un Mali instabile sarebbe un grosso ostacolo alla penetrazione commerciale". (di Antonella Palermo)







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