2013-01-15 16:04:28

Le candidature provenienti dalla società civile: fenomeno nuovo nel panorama politico


Esponenti di associazioni civili e d’ispirazione ecclesiale, magistrati, direttori di giornali e giornalisti, imprenditori e lavoratori: mai in Italia si erano visti tanti candidati provenienti dalla società civile come in occasione di questa campagna elettorale. Solo lunedì si lamentava un pericoloso distacco e una forte disaffezione dei cittadini nei riguardi della politica e dei politici definiti un “casta”. Con l’impegno da parte di tanti cittadini, possiamo pensare ora che quel sentimento sia stato superato? Adriana Masotti lo ha chiesto al politologo, Paolo Franchi:RealAudioMP3

R. – Intanto, dobbiamo un pochino aspettare, perché ci sono due processi di tipo diverso: forse si incontreranno, ma non è detto. Il primo riguarda i milioni di elettori italiani e i loro comportamenti elettorali, cioè quelli che nei sondaggi preelettorali vengono dati come presumibili astenuti, come indecisi se votare o meno. Se questo fatto del moltiplicarsi delle candidature della società civile contraddica o no l’ampiezza di questo fenomeno, onestamente non sono in grado di dirlo. Io credo che il fenomeno permanga e sia solo parzialmente contraddetto per quanto riguarda le candidature da parte della società civile. Questa è una novità che però, non a caso, rispetto ai due partiti fin qui principali, Pdl e Pd, si manifesta un po’ meno. La grande novità che invece si determina è quella relativa a un’offerta politica comunque nuova, che è quella che si sta attrezzando attorno a Monti e che vedremo poi alla fine con quale risultato elettorale.

D. - Forse, anche il fatto che ci sia stato un anno di governo tecnico può avere richiamato le forze non prettamente politiche - membri di associazioni, imprenditori, giornalisti - che sembra abbiano sentito questa vocazione a contribuire al futuro...

R. - Quello che rende la cosa interessante, e solo all’apparenza paradossale, è che si tratta di un’attività - quella del parlamentare - fin qui ampiamente spregiata. In particolare, mentre venti anni fa avere la qualifica di onorevole era una cosa che dava prestigio sociale - a parte i vantaggi economici che ne derivavano - oggi molti di coloro che si candidano vengono da settori che nei confronti del mondo parlamentare, o anche più in generale dell’attività politica professionale, hanno spesso perlomeno manifestato distacco e fastidio. Quindi, qualcosa di nuovo è capitato: una voglia di esserci e di fare parte di un progetto.

D. - Tutte queste novità potranno portare a una politica più vicina ai cittadini? Possiamo almeno auspicarlo?

R. - Auspicarlo è quasi doveroso. In realtà, per quello che riguarda i parlamentari, noi ci muoviamo sempre in un ambito pessimo che è quello dell’attuale legge elettorale, secondo la quale i parlamentari non sono eletti di fatto, ma sono nominati. Già questo rende difficile il ravvivarsi di un rapporto forte e di maggiore vicinanza ai cittadini. Poi, secondo me, ci sono dei problemi che riguardano anche i meccanismi. Il lavoro parlamentare che è stato un lavoro molto serio per molti decenni, negli ultimi anni si è molto svilito, sia sicuramente per la qualità dei parlamentari, sia anche per quello che è un effettivo svuotamento del ruolo del lavoro delle Camere che c’è stato e che ha fatto sì che la produzione legislativa fosse molto modesta e che praticamente si trattasse di alcune centinaia di persone che stavano lì a votare sì o a votare no, insomma a premere un bottone. Quindi, credo ci sia anche un problema di riforme. Una riforma dell’attività parlamentare in generale credo sia una cosa che favorirebbe moltissimo la possibilità di un rinnovamento e di un cambiamento nella politica. La questione che il lavoro politico come professione, secondo la classica definizione di Max Weber, sia tendenzialmente da rigettare - e che quindi il problema sia togliere di mezzo in assoluto la figura del politico di professione per sostituirla con rappresentati della società civile che siano lì per una legislatura, per due, e poi tornino al loro lavoro - è un discorso che oggi viene dato molto per scontato, ma praticamente solo in Italia.

Ultimo aggiornamento: 16 gennaio







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