2013-01-14 15:06:48

Dati Eurostat: cala la produzione industriale in Europa, specie in Italia


La produzione industriale a novembre in Europa è calata dello 0,3%. In Italia è scesa dell'1%. Sono i dati diffusi da Eurostat che mettono in luce il terzo calo consecutivo nell’ultimo periodo. Il calo si registra anche nella comparazione con i dati di un anno fa. Per capire se è tutta colpa della crisi o se ci sono altri fattori da mettere in luce Fausta Speranza ha intervistato il prof. Matteo Càroli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Luiss:RealAudioMP3

R. – Non è solo un problema di crisi. Stanno venendo al pettine i nodi di una strategia industriale che in questi anni forse è stata poco attenta o comunque non sufficientemente attenta alle esigenze di competitività delle produzioni manifatturiere nel nostro Paese.

D. – Qualche esempio che ci faccia capire meglio?

R. – L’esempio concreto l’abbiamo nella produzione industriale di autoveicoli, che mi pare sia stato uno dei settori che ha sofferto di più. E’ chiaro che produrre automobili in Europa è sempre più difficile, perché il mercato europeo non cresce, anzi è in decrescita, e quindi diventa fondamentale creare le condizioni nel territorio perché la produzione manifatturiera di automobili sia competitiva. Questo significa flessibilità del lavoro, significa riduzione di tutti i costi, gli oneri indiretti che le imprese devono sostenere. Significa sviluppo di maggiore efficienza anche amministrativa a favore delle imprese.

D. – In definitiva, sta dicendo che se la produzione industriale cala non è solo colpa della congiuntura economica della crisi, ma anche di politiche industriali non lungimiranti…

R. – Riterrei di sì. La crisi ovviamente ha colpito il potere di acquisto delle persone e quindi ha ridotto i consumi, come sappiamo anche da dati recenti. E’ evidente che dipende sicuramente da questa crisi, nel senso che la crisi ha enfatizzato un problema di competitività che nel nostro Paese deve essere risolto in tempi rapidissimi. Dobbiamo tornare ad essere competitivi nel territorio dove produrre, dove fare attività manifatturiera.

D. – Si parla di banche che hanno ricevuto soldi dalla Bce ma piuttosto che sostenere le imprese, le industrie nei vari Paesi si sono preoccupate di fare cassa e comprare titoli. Questo discorso che vale senz’altro per le imprese, vale anche in qualche modo per le industrie?

R. – Le banche hanno superato o stanno superando una fase molto difficile. Era fondamentale lo scorso anno aiutarle a raggiungere e a ritornare a un equilibrio economico. Da adesso in poi, sarà essenziale che il sistema bancario giochi la sua parte credendo nei progetti di sviluppo delle imprese e soprattutto supportando quel vastissimo numero di imprese manifatturiere che stanno per rinnovarsi, per rilanciarsi, in questa fase di difficoltà dei mercati. Quindi, è chiaro che il ritorno delle banche al finanziamento delle imprese è un elemento fondamentale, direi quasi doveroso, per le banche stesse.

D. – Un’Europa che arranca, l’Italia in particolare?

R. – Noi siamo poco competitivi rispetto a molti Paesi emergenti ma anche rispetto ad altri Paesi europei. Faccio un esempio. In questi 15 anni – quindi non è un problema solo di questi ultimissimi anni – la produttività del nostro Paese si è fermata, mentre quella nei Paesi partner, nei principali Paesi europei, è cresciuta. Bisogna fare in modo che le imprese tornino a investire e a essere competitive nel nostro Paese. In questo momento, lo sono meno di quello che possono esserlo in altri Paesi europei. Se non si sciolgono i nodi, peraltro abbastanza conosciuti – il problema della minore produttività, il problema della scarsa flessibilità, il problema della burocrazia dei costi indiretti e pesantissimi derivanti dalla burocrazia pubblica – se non si risolvono questi problemi, la produzione industriale nel nostro Paese continuerà a diminuire anche quando ci sarà una ripresa dei mercati e la disoccupazione continuerà ad aumentare.







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