2013-01-11 08:08:13

Siria ancora sotto le bombe. Accuse di Damasco al mediatore Brahimi


In Siria non si arresta la violenza sul terreno. Ad Aleppo una comunità cristiana di mille persone è ridotta allo stremo. Mentre sul fronte diplomatico il presidente Assad ha accusato il mediatore di Onu e Lega Araba Braimi, ieri a Ginevra per un vertice sulla crisi siriana, di essere sbilanciato verso i ribelli. Mentre il ministro degli Esteri britannico, William Hague, in un'audizione in Parlamento ha ribadito che chiederà all'Ue di sollevare l'embargo imposto alla Siria sulle armi, aprendo così la strada per armare le forze che lottano contro il regime, precisando tuttavia che Londra si rivolgerebbe solo alle forze politiche moderate in campo. Il servizio di Marina Calculli:RealAudioMP3

I bombardamenti dell’aviazione proseguono senza sosta sull’aeroporto militare di Taftanaz ormai parzialmente nelle mani dei due gruppi islamisti radicali Ahrar al-Cham e al-Nousra. I raid dell’esercito regolare si sono inoltre abbattuti sul Ghouta orientale e su Mliha, alla periferia di Damasco. In un villaggio a nord di Aleppo, a Ya'kubieh, una comunità cristiana di cattolici e greco-ortodossi, compressa tra i combattimenti, rischia di estinguersi. Da giorni ormai non arriva più cibo e le condizioni del villaggio, anche a causa del freddo, diventano sempre più critiche. Anche nella regione di Idlib manca cibo, viveri e gas per accendere le stufe. Sono invece tornati a Teheran, seppur con molto ritardo sul previsto, i 48 ostaggi iraniani - “pellegrini”, secondo il governo di Teheran, “pasdaran” secondo i ribelli – che il regime aveva scambiato con oltre 2000 attivisti siriani. Sul piano diplomatico tornano ad accendersi i toni tra l’ONU e Damasco. Il governo siriano ha accusato Lakhdar Brahimi di essere imparziale e di aver preso ormai le parti dei ribelli. Da Londra invece William Hague esorta ancora l’Europa a togliere l’embargo sulle armi per poter armare i ribelli.

Intanto pioggia e neve stanno sferzando da giorni il Medio Oriente, rendendo ancor più critica la situazione delle decine di migliaia di sfollati siriani, spesso in fuga oltre confine, che cercano scampo dal conflitto. La tempesta di neve abbattutasi di recente sulle tende dei rifugiati del campo Zaatari in Giordania sta causando disagi insostenibili. Disagi si registrano anche in Turchia, Paese coinvolto nell’accoglienza degli sfollati siriani. Antonella Palermo ne ha parlato con Chiara Rambaldi, volontaria Caritas in Turchia:RealAudioMP3

R. – Un numero non ufficiale, in questo momento, parla di circa 230 mila persone. La maggior parte sono donne, bambini e famiglie. Una parte vive nei campi, dislocati in diverse città, allestiti e gestiti direttamente dal governo turco. Una parte, invece, vive fuori dai campi. Noi, come Caritas Turchia, abbiamo scelto di concentrarci sulle persone che si trovano fuori dai campi, in questo momento, perché hanno meno possibilità di ricevere assistenza.

D. – In che condizioni vivono queste persone?

R. – Le difficoltà che fronteggiano sono quelle di chiunque scappa da una situazione di conflitto con bambini, non avendo più né un lavoro, né la scuola. Oltretutto, ora è inverno, quindi sono anche regioni dove il tempo è abbastanza inclemente.

D. – Quali sono allora i servizi che voi prestate per sostenere queste persone?

R. – Supporto per le spese mediche che devono affrontare, perché è frequente il bisogno di medicine, di operazioni chirurgiche, di terapie. Distribuzione di generi alimentari, coperte, scarpe e oggetti che gli aiutino a proteggersi dal freddo. Si tratta di visitare le famiglie, parlare con loro, vederle una per una, capire quali sono i loro bisogni, la loro situazione e cosa può essere fatto. Direi che la situazione più difficile, ovviamente, è quella delle famiglie numerose – con molti bambini – che interrompono i loro percorsi di studi, delle persone anziane che ovviamente faticano a lasciare la propria casa e ad affrontare lo stress di un viaggio verso la Turchia, estremamente complicato e pericoloso. O delle donne da sole che non sanno cosa ne è stato dei loro consorti. Questo è il tipo di situazione.







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