2013-01-11 14:35:37

L’Aja: inaugurato Centro contro i reati on line promosso dall’Ue


Ieri, all’Aja, presso la sede dell’Europool, si è svolta l’inaugurazione del Centro Europeo contro i reati on line, una struttura voluta dall’Ue per combattere crimini virtuali come frodi bancarie e pedofilia. Il compito principale dello staff, composto da una quarantina di persone, è monitorare il web 24 ore al giorno, al fine di stimolare la condivisione delle informazioni da parte degli organi di polizia dei singoli stati membri. Sul valore dell’iniziativa, Eugenio Bonanata ha intervistato Gildo Campesato, direttore del quotidiano on line Corriere delle Comunicazioni:RealAudioMP3

R. - Mi pare che in realtà abbia un doppio valore. Un valore “pratico” perché, effettivamente, il Centro sarà molto efficace nel controllo e nella risposta a eventuali attacchi informatici o di "cyber-crime" nella Rete. Contemporaneamente, ha anche un valore simbolico che indica la necessità di agire insieme: tutti gli Stati devono attrezzarsi e organizzarsi in un unico disegno, un unico piano, per rispondere ad attacchi che nella Rete sono globali. In Internet, non esistono i confini.

D. - Il problema della sicurezza è sentito da circa il 90% degli europei che, ad esempio, temono di subire furti di vario genere. Quanto questa paura ostacola il pieno decollo di servizi on line?

R. - Non si tratta soltanto della difesa dei propri dati, ma anche della sicurezza generale delle reti. Durante l’uragano Sandy negli Stati Uniti, a Boston l’elettricità ha funzionato benissimo. Sono saltate le linee telefoniche. Il risultato - se vogliamo - è stato banale: la gente poteva uscire di casa tranquillamente, andava a far benzina, questa veniva erogata e al momento del pagamento la transazione non poteva essere effettuata perché non funzionava il sistema delle carte di credito. Viviamo in un mondo estremamente integrato in cui oggi nessun servizio è fornito senza il supporto di infrastrutture critiche fondamentali, anche quelle più banali. Quindi, una delle cose più importanti è proprio garantire la sicurezza e l’integrazione di queste infrastrutture. Ovviamente, anche la sicurezza dell’e-commerce è una parte fondamentale di questo aspetto.

D. - Il giro d’affari è enorme. Solo per le carte di credito si parla di frodi per oltre un miliardo e mezzo di euro all’anno in Europa...

R. - Non c’è dubbio. Ovviamente, il problema non si risolverà da un giorno all’altro, perché esistono tuttora i furti negli appartamenti o le rapine in banca, nonostante le misure che si riescono a frapporre alla criminalità. Però, è anche vero che siamo ancora molto poco attrezzati. Ci sono ancora forse troppi poliziotti e guardie davanti agli sportelli bancari, e forse troppo poca attenzione ancora alla sicurezza delle transazioni on line. Su questo bisognerà spingere di più. Dovranno spingere le aziende, per le quali la sicurezza è un costo, ma dovranno rendersi conto che è un costo molto più utile - è un investimento e non un costo - perché quel che spenderanno oggi sarà un guadagno domani. Dovranno rendersene conto i cittadini, che devono stare attenti quando fanno delle transazioni o nel modo in cui custodiscono le password. Dovranno fare attenzione anche gli Stati, che devono venirsi incontro e spingere con il proprio esempio ed impegno, le imprese, i cittadini e sé stessi ad adottare comportamenti virtuosi.

D. - Cosa succede negli Stati Uniti che - sebbene per altri motivi - sono storicamente contrari alla creazione di organismi sovranazionali per il controllo della rete?

R. - Credo che gli stessi Stati Uniti si renderanno conto che questi organismi internazionali saranno necessari, anzi già se ne stanno rendendo conto. Ovviamente, i termini sono diversi: un discorso è quello che riguarda Internet e quello che riguarda i contenuti che passano nella rete, un altro discorso sono le strutture di sicurezza. Per fare un esempio, la Nato è nata proprio dal fatto che i singoli Sati occidentali non erano in grado di fronteggiare la minaccia sovietica. Questo non significa che poi all’interno della Nato, oppure fra Paesi Nato ed altri Paesi sovietici, non ci fossero scambi anche legati al fatto di passare con il passaporto da un Paese all’altro. Per quanto riguarda Internet, è un po’ lo stesso discorso: un discorso sono i contenuti che girano in Rete, che né gli stati Uniti né l’Europa a dire il vero intendono controllare - di fatto nella recente conferenza di Dubai è risultata minoritaria e non vincente la posizione di chi voleva adottare per un governo sul controllo della rete - un altro discorso è invece la sicurezza della Rete che il mercato da solo non è assolutamente in grado di garantire.

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio 2013







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