Ue, Juncker: disoccupazione “drammatica”, scarso accordo tra i governi
Ripresa graduale nel 2013, ma occorre continuare con il risanamento. E’ l’avvertimento
lanciato da Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, che ha deciso di
lasciare il tasso di interesse allo 0,75%. Lo spread intanto scende sotto quota 270
e torna ai minimi da luglio 2011. Mentre il presidente dell’eurogruppo Juncker lancia
l’allarme disoccupazione. Servizio di Francesca Sabatinelli: Ci sono segnali
di miglioramento, ma non si vedono ancora nell’economia reale. Il governatore Draghi
avverte così che la debolezza economica dell’Eurozona continuerà anche nel 2013, e
che la Bce non prevede di interrompere le misure straordinarie messe in atto, perché
– spiega – ci sono ancora segnali di frammentazione. Non fa previsioni a lungo termine
Draghi, parla di un’aspettativa di inflazione al di sotto del 2% per quest’anno, mentre
la crescita economica sarà "contenuta". Ci sarà però un recupero e verso la fine dell’anno
si potrà parlare di ripresa. Insomma, dice il governatore, non ci si può compiacere,
non ci si può rilassare. A mettere in guardia contro i facili entusiasmi ci ha pensato
anche il presidente uscente del’Eurogruppo Juncker, che nel suo discorso di commiato
ha parlato della disoccupazione, tragedia, ha detto, che si sta sottovalutando. Bisogna
realizzare politiche più attive per il mercato del lavoro, ha aggiunto Juncker, lanciando
un appello a favore di un salario minimo europeo in tutti i paesi della zona euro.
Delle prospettive di crescita per l'Europa, Fausta Speranza ha parlato
con Giampiero Gramaglia, direttore di EurActiv, network on line in diverse
lingue sulle questioni europee:
R. – Speriamo
che sia l’anno dell’uscita dalla crisi. Lo spera tutta l’Unione Europea, le sue istituzioni,
e lo sperano soprattutto tutti i cittadini. Tra l’altro, il 2013 è l’Anno europeo
dei cittadini, anno della cittadinanza europea, per cui si prevede tutta una serie
di eventi, con il crescente coinvolgimento dei cittadini e la crescente conoscenza
dei diritti che i cittadini europei in quanto tali hanno. Ma in attesa che si esca
dalla crisi - dalle ultime indicazioni Juncker all’Eurogruppo e Draghi alla Banca
centrale europea parlano della fine dell’anno, forse l’inizio del 2014 - ci sono una
serie di fatti concreti che devono accadere nel 2013. Abbiamo gli sviluppi dei percorsi
verso una maggiore integrazione economica. La via scelta è stata quella di creare
un’unione bancaria che quest’anno verrà definita, entrerà in vigore e sarà operativa
davvero dall’anno prossimo. E poi, una serie ulteriore di integrazioni fino a tutto
il 2014, salvo poi passare al completamento dell’unione economica, che però richiederà
più anni per realizzarlo.
D. – In definitiva, da questa Unione Europea ci aspettiamo
più politica per gestire meglio l’economia. Concretamente, ci sono nel 2013 i passi
previsti per fare questo?
R. – Direi che ci aspettiamo tutti dall’Unione Europea
più risultati nel riportare l’economia su un ritmo di crescita che ci aiuti a recuperare
i punti non solo di Pil, ma anche di qualità della vita, e magari anche di convinzione
europea, perduti nella lunga "notte" – che speriamo si avvicini all’alba – della crisi
finanziaria. Ci sono i presupposti perché ciò avvenga, presupposti di decisioni già
prese o di appuntamenti già presi per arrivare alle decisioni. Abbiamo avuto una fase,
negli ultimi mesi del 2012, in cui l’Unione Europea si è ammalata – potremmo dire
– di “pareggite”, cioè finiva tutte le riunioni con un rinvio, con un pareggio. Non
era un fallimento, ma non era neanche una decisione: non è la prima volta che all’Unione
Europea succede, va incontro a queste fasi di abulia decisionale. Mi pare che alla
fine del 2012 le cose siano un po’ migliorate e magari anche i governi avranno qualche
elemento di coraggio in più nel prendere decisioni.