2013-01-10 14:36:22

Terremoto d'Emilia. Chiese provvisorie e 15 milioni di euro per recuperare quelle storiche


In Emilia Romagna, a sette mesi dal terremoto l’emergenza rimane quella delle fabbriche distrutte e della mancanza di lavoro e di case per tante famiglie. In un lento ritorno alla normalità, le chiese locali si impegnano con le Caritas parrocchiali e nel garantire luoghi dignitosi per la vita liturgica e pastorale. Il servizio di Luca Tentori:RealAudioMP3

Aperte per terremoto. Succede alle rare chiese ancora agibili nel vasto cratere del sisma emiliano che nel maggio scorso ha sconvolto un terzo della regione. I tendoni provvisori adibiti a luoghi di culto si sono moltiplicati nell’emergenza, ma ora i fedeli tornano a chiedere e visitare numerosi chiese più dignitose, in muratura, o per lo meno non di plastica. I disagi delle tensostrutture sono molteplici con il passare dei mesi e non garantiscono una serena vita liturgica e di preghiera. In questi giorni, nella diocesi di Bologna sono partiti tre nuovi cantieri per garantire edifici di culto provvisori alle popolose parrocchie di Crevalcore, Penzale e Renazzo. A breve i lavori partiranno anche a Sant’Agostino e Mirabello. Qui gli interventi di recupero o ricostruzione saranno molto lunghi perché le chiese sono distrutte o gravemente lesionate.

E proprio una delle principali preoccupazioni dell’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, è stata fin da subito quella di garantire luoghi di preghiera alle sue comunità. Di pari passo all’impegno delle Caritas per le famiglie senza casa e senza lavoro, la chiesa bolognese è subito scesa in campo offrendo alle comunità progetti di chiese provvisorie realizzati in estate. Sono edifici confortevoli, esteticamente gradevoli, a risparmio energetico, pensati per dignitose celebrazioni liturgiche e che cominceranno a entrare in funzione, probabilmente, per le festività pasquali. Il cammino per la realizzazione non è stato semplice, tant’è che nei mesi scorsi il cardinale Caffarra è sceso in campo in prima persona con un vero e proprio “grido di dolore” per gli innumerevoli rallentamenti burocratici e amministrativi che lambivano la stessa libertà di culto.

A dicembre 2012, la Regione Emilia Romagna ha approvato un programma di interventi immediati per la riapertura delle chiese con finanziamenti pari a 15 milioni di euro. I 64 edifici coinvolti nel progetto appartengono alle sei diocesi colpite dal sisma e sono tra quelle che necessitano di meno interventi. Il patrimonio ecclesiale è stato quello più duramente colpito in questa fetta di pianura padana dove mancano all’appello della geografia, della storia e delle coscienze chiese e campanili. I numeri dei danni in regione raccontato da soli il sisma: 782 edifici coinvolti di cui 421 chiese, 112 campanili, 123 case canoniche, 46 scuole, 47 opere parrocchiali e 33 immobili dedicati ad altre finalità.







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