2013-01-10 16:41:08

Profughi siriani, tra freddo e disperazione


RealAudioMP3 Stime non ufficiali parlano di 230mila persone in fuga dalla Siria verso la Turchia, in massima parte donne e bambini. "Caritas Turchia - riferisce Chiara Rambaldi, volontaria nell'ufficio di Istanbul - ha scelto di concentrarsi sui bisogni delle persone che vivono fuori dai campi profughi, che hanno più difficoltà a ricevere assistenza. E’ gente che gode di una protezione umanitaria internazionale e quindi del diritto di non essere rimpatriata, ma non ha lo status di rifugiato. Noi offriamo servizi di counselling - spiega Chiara - di supporto per le spese mediche, assistenza base per l’acquisto di generi di prima necessità. Progetti analoghi saranno avviati a breve anche nel sud della Turchia che - precisa Chiara - sta facendo uno sforzo encomiale in termini di solidarietà". I cristiani fanno la loro parte, come racconta P. Domenico Bertogli ofm, parroco della Chiesa cattolica di Antiochia, la cui casa di accoglienza è diventata luogo di ricovero temporaneo per siriani in fuga e giornalisti che tornano dalla Siria per documentare i drammi della guerra: "Qui il nostro sforzo è di mantenere i difficili equilibri tra le diverse etnie e confessioni religiose". Alla vigilia della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, l'appello del frate cappuccino, da quarant'ani in Turchia, è "che non vediamo negli stranieri dei nemici ma delle persone che sono creature di Dio". Anna Clemente lavora in una Ong che si occupa di diritto all’acqua per i palestinesi. E' appena tornata dalla Giordania (qui ci sono circa 200mila profughi e si parla di un migliaio di arrivi al giorno), dove ha trascorso alcuni giorni nel campo profughi di Zaatari, nel nord del Paese, a circa 10 chilometri dal confine siriano. "E' una estesa tendopoli dove vive più di un quarto dei profughi, - racconta - la strada principale ora è asfaltata e c’è un piccolo mercato. Ci sono anche scuole e ospedali. Le tende sono piccole per 8-10 persone. Fa molto freddo. La distribuzione dei beni di prima necessità non sempre funziona bene". Ci riferisce le loro storie drammatiche: "E' gente che ha vissuto bombardamenti incessanti contro le proprie case, donne e giovani violentate, bambini buttati contro il muro e poi fucilati o incarcerati, o torturati in carcere. E' gente sconvolta, stanca e disperata. I bambini non riescono più a dormire perché rivivono i traumi della guerra. Ho vissuto l'intero 2010 a Damasco. Non avrei immaginato che potesse finire così. Ma adesso almeno si parla di politica - conclude Anna - non abbiamo fatto altro in quei cinque giorni in Giordania, due anni fa era inconcepibile". (di Antonella Palermo)








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