Stime non ufficiali
parlano di 230mila persone in fuga dalla Siria verso la Turchia, in massima parte
donne e bambini. "Caritas Turchia - riferisce Chiara Rambaldi, volontaria nell'ufficio
di Istanbul - ha scelto di concentrarsi sui bisogni delle persone che vivono fuori
dai campi profughi, che hanno più difficoltà a ricevere assistenza. E’ gente che
gode di una protezione umanitaria internazionale e quindi del diritto di non essere
rimpatriata, ma non ha lo status di rifugiato. Noi offriamo servizi di counselling
- spiega Chiara - di supporto per le spese mediche, assistenza base per l’acquisto
di generi di prima necessità. Progetti analoghi saranno avviati a breve anche nel
sud della Turchia che - precisa Chiara - sta facendo uno sforzo encomiale in termini
di solidarietà". I cristiani fanno la loro parte, come racconta P. Domenico
Bertogli ofm, parroco della Chiesa cattolica di Antiochia, la cui casa di accoglienza
è diventata luogo di ricovero temporaneo per siriani in fuga e giornalisti che tornano
dalla Siria per documentare i drammi della guerra: "Qui il nostro sforzo è di
mantenere i difficili equilibri tra le diverse etnie e confessioni religiose". Alla
vigilia della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, l'appello del frate
cappuccino, da quarant'ani in Turchia, è "che non vediamo negli stranieri dei nemici
ma delle persone che sono creature di Dio". Anna Clemente lavora in una Ong che
si occupa di diritto all’acqua per i palestinesi. E' appena tornata dalla Giordania
(qui ci sono circa 200mila profughi e si parla di un migliaio di arrivi al giorno),
dove ha trascorso alcuni giorni nel campo profughi di Zaatari, nel nord del Paese,
a circa 10 chilometri dal confine siriano. "E' una estesa tendopoli dove vive
più di un quarto dei profughi, - racconta - la strada principale ora è asfaltata e
c’è un piccolo mercato. Ci sono anche scuole e ospedali. Le tende sono piccole per
8-10 persone. Fa molto freddo. La distribuzione dei beni di prima necessità non sempre
funziona bene". Ci riferisce le loro storie drammatiche: "E' gente che ha vissuto
bombardamenti incessanti contro le proprie case, donne e giovani violentate, bambini
buttati contro il muro e poi fucilati o incarcerati, o torturati in carcere. E' gente
sconvolta, stanca e disperata. I bambini non riescono più a dormire perché rivivono
i traumi della guerra. Ho vissuto l'intero 2010 a Damasco. Non avrei immaginato che
potesse finire così. Ma adesso almeno si parla di politica - conclude Anna - non abbiamo
fatto altro in quei cinque giorni in Giordania, due anni fa era inconcepibile". (di
Antonella Palermo)