Benedetto XVI incontra la sua diocesi. Mons. Di Tora: Papa vicino ai romani e li
incoraggia
Benedetto XVI ha ricevuto, ieri mattina, in udienza in Vaticano il cardinale vicario
per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, con i vescovi ausiliari. Un’udienza che
apre le visite ad Limina dei vescovi italiani, che si snoderanno lungo tutto
il 2013. All’incontro era anche presente il vescovo ausiliare, mons. Guerino Di
Tora, che subito dopo l’udienza con il Papa è stato raggiunto telefonicamente
da Alessandro Gisotti:
R. – Il Papa
ha chiesto a ognuno di noi l’attività e la situazione del proprio settore della diocesi.
Sono emerse cose generali, come il cambiamento sociale della città, il rapporto con
le religioni non cristiane: ci sono tanti nuovi cittadini romani che, ad esempio,
sono musulmani. E poi, soprattutto le situazioni di disagio, di povertà. E lì, il
Papa è stato molto contento dell’attività caritativa che c’è a Roma.
D. – C’è
qualcosa in particolare, magari sulle situazioni di disagio – anche quelle nuove –
che vivono i romani che hanno colpito il Papa?
R. – Il Papa è stato molto colpito,
andando nelle parrocchie – per esempio, a San Patrizio – dove ha potuto constatare
come, nelle periferie, questo disagio e questa difficoltà economica, soprattutto da
parte delle famiglie, si possa toccare con mano.
D. – Che cosa le dà come spinta
per iniziare questo nuovo anno l'incontro con il Papa?
R. – Soprattutto, sentire
questa profonda comunione con il nostro vescovo Benedetto che è, appunto, vescovo
di Roma. E proprio perché è vescovo di Roma, è capo della Chiesa universale. Veramente
un senso di grande comunione: questo interesse profondo che sente per la nostra città,
per quello che viene fatto nelle comunità. Si è interessato anche dei problemi sanitari,
degli ospedali… E’ veramente una compartecipazione che ci fa sentire in piena comunione
con lui.
D. – Una vicinanza con il Papa, che poi ovviamente viene trasmessa
dai vescovi e dai sacerdoti nei rispettivi settori della diocesi …
R. – Sì.
Ci ha chiesto di salutare anche i nostri sacerdoti e quindi andando nelle prefetture,
nelle parrocchie, porteremo non solo il saluto ma proprio questo spirito di profonda
comunione che lui sente.
D. – Un’udienza, un incontro nel segno del coraggio,
all’inizio di questo anno…
R. – Veramente nel segno del coraggio e dell'andare
avanti per animare sia i sacerdoti, sia le comunità parrocchiali in questo Anno della
Fede, per poter essere tutti portatori della fede nel proprio ambiente e nella propria
situazione di quotidianità.