Udienza generale. Il Papa: chi non dona un po' di se stesso, dona sempre troppo poco
Un dono d’amore di “inaudito realismo”, che insegna cosa significhi donare con totale
gratuità: ecco qual è il senso dell’Incarnazione di Gesù. All’udienza generale di
ieri mattina, in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza
generale all’evento iniziale della salvezza cristiana. Dobbiamo “recuperare – ha detto
– lo stupore di fronte a questo mistero”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il rischio di
abituarsi all’“assolutamente impensabile” il Papa lo paventa all’inizio della catechesi.
Dio ha preso carne umana, pensando come un uomo, amando come un uomo, avendo una madre,
un padre e degli amici. Eppure, afferma, ad attrarre della festa del Natale sono a
volte i suoi “colori”, il bordo esteriore della verità piuttosto che “il cuore della
grande novità cristiana": e cioè, che Dio è entrato nella storia, Dio ha condiviso
tempo, spazio e soprattutto la precarietà dell’essere umano. Un “grande mistero”,
ha sottolineato Benedetto XVI, racchiuso nelle cinque parole “Il Verbo si è fatto
carne”:
“Questo per dirci che la salvezza portata dal Dio fattosi carne
in Gesù di Nazaret tocca l’uomo nella sua realtà concreta e in qualunque situazione
si trovi. Dio ha assunto la condizione umana per sanarla da tutto ciò che la separa
da Lui, per permetterci di chiamarlo, nel suo Figlio Unigenito, con il nome di ‘Abbà,
Padre’ ed essere veramente figli di Dio”.
“È importante allora – ha esortato
il Papa – recuperare lo stupore di questo mistero”…
“E’ importante allora
recuperare lo stupore di fronte a questo mistero, lasciarci avvolgere dalla grandezza
di questo evento: Dio, il vero Dio, Creatore di tutto, ha percorso come uomo le nostre
strade, entrando nel tempo dell’uomo, per comunicarci la sua stessa vita. E lo ha
fatto non con lo splendore di un sovrano, che assoggetta con il suo potere il mondo,
ma con l’umiltà di un bambino”.
Restituita, per così dire, alle giuste
dimensioni l’eccezionalità dell’Incarnazione, Benedetto XVI ne ha posto in rilievo
alcuni aspetti. Anzitutto, il valore che sta dietro un dono. A parte chi regala qualcosa
per “convenzione”, di norma – ha rilevato – un dono “esprime affetto, è un segno di
amore e di stima”. Dio è andato ben oltre, ha ribadito il Papa: “Ha assunto la nostra
umanità per donarci la sua divinità”. E così facendo, ha conferito una nuova misura
all’atto del donare:
“Chi non riesce a donare un po’ di se stesso, dona
sempre troppo poco; anzi, a volte si cerca proprio di sostituire il cuore e l’impegno
di donazione di sé con il denaro, con cose materiali. Il mistero dell’Incarnazione
sta ad indicare che Dio non ha fatto così: non ha donato qualcosa, ma ha donato se
stesso nel suo Figlio Unigenito. Troviamo qui il modello del nostro donare, perché
le nostre relazioni, specialmente quelle più importanti, siano guidate dalla gratuità
dell'amore”.
All’affermazione sul dono totale di se stessi – apparsa poco
dopo l’udienza anche in un nuovo tweet papale – Benedetto XVI ha fatto seguire
altre due considerazioni sulla venuta di Cristo nel mondo. La prima sul fatto che
nel diventare “uomo come noi” Dio mostra dell’amore divino un “inaudito realismo”,
perché “non si accontenta di parlare, ma si immerge nella nostra storia”:
“Questo
modo di agire di Dio è un forte stimolo ad interrogarci sul realismo della nostra
fede, che non deve essere limitata alla sfera del sentimento, delle emozioni, ma deve
entrare nel concreto della nostra esistenza, deve toccare cioè la nostra vita di ogni
giorno e orientarla anche in modo pratico”.
La seconda riflessione è incentrata
invece sull’indissolubile, profondo rapporto spirituale che lega le pagine della Bibbia
prima e dopo l’Incarnazione di Gesù:
“L’Antico e il Nuovo Testamento vanno
sempre letti insieme e a partire dal Nuovo si dischiude il senso più profondo anche
dell’Antico (...) Con l’Incarnazione del Figlio di Dio avviene una nuova creazione,
che dona la risposta completa alla domanda ‘Chi è l’uomo?’. Solo in Gesù si manifesta
compiutamente il progetto di Dio sull’essere umano: Egli è l’uomo definitivo secondo
Dio”.
Al termine delle catechesi in otto lingue, Benedetto XVI ha fatto
riferimento alla Festa del Battesimo del Signore di domenica prossima, invitando in
particolare i giovani a riscoprirvi “quotidianamente” la grazia proveniente dal Sacramento,
gli ammalati ad attingere dal Battesimo “la forza per affrontare i momenti di dolore
e di sconforto” e i nuovi sposi a saper “tradurre gli impegni del Battesimo” nel “cammino
di vita familiare”.