Sono rinviati a data da destinarsi, ufficialmente per “consentire alle parti di avere
più tempo per prepararsi” i colloqui diretti tra il governo maliano e due gruppi ribelli
del nord in agenda per domani a Ouagadougou. Lo ha annunciato Djibrill Bassole, ministro
degli Esteri del Burkina Faso, paese mediatore della Comunità economica dell’Africa
occidentale (Cedeao), precisando che “la situazione attuale non compromette il proseguire
dei colloqui”. Lo slittamento di un atteso appuntamento tra l’esecutivo di transizione
di Bamako, gli islamici di Ansar Al Din e i tuareg del Movimento nazionale di liberazione
dell’Azawad (Mnla) - riferisce l'agenzia Misna - è stato comunicato poche ore dopo
la notizia di scontri nella zona di Mopti (centro) tra esercito e insorti. Gli ultimi
sviluppi sul terreno sono già stati interpretati da osservatori come un tentativo
della ribellione di spingersi verso sud, nella zona ancora sotto controllo delle truppe
governative. Fonti di stampa maliane e internazionali hanno riferito del dispiegamento
di rinforzi deciso nelle ultime ore da Bamako che ha posizionato soldati a Kona e
Diabaly (regione di Mopti), lungo una ‘linea rossa’ che divide il sud dal nord del
paese, passato otto mesi fa sotto il dominio di diversi gruppi ribelli. Sulle ultime
tensioni il ministero della Difesa maliano ha annunciato oggi che l’esercito ha respinto
un attacco degli islamisti a una cinquantina chilometri da Mopti, centro strategico
a 450 chilometri a nord di Bamako che ospita un’importante base militare e un aeroporto.
Secondo la fonte governativa l’assalto è stato messo a segno da esponenti di Ansar
Al Din, Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) e del Movimento per l’unità e il jihad
in Africa occidentale (Mujao). L’emittente panaraba Al Jazeera ha invece riferito
che in queste circostanze i jihadisti avrebbero catturato 12 soldati maliani nei pressi
di Kona, 30 chilometri a est di Mopti. I combattimenti dei giorni scorsi, i primi
da aprile, hanno suscitato nuove preoccupazioni nella comunità africana e internazionale.
Il presidente di turno dell’Unione Africana (Ua), il beninese Thomas Boni Yayi, ha
sollecitato un intervento della Nato accanto alle truppe africane per fronteggiare
la situazione. “Si tratta di una questione di terrorismo che va oltre il contesto
regionale e africano bisogna creare una coalizione globale. Non abbiamo più tempo
da perdere” ha dichiarato Boni Yayi in visita ufficiale a Ottawa. Il 20 dicembre il
Consiglio di sicurezza dell’Onu ha autorizzato il dispiegamento per un anno di una
Missione internazionale in Mali (Misma) forte di 3.300 militari sotto comando africano
ma sostenuta dai paesi occidentali. L’Unione Europea (Ue) ha invece confermato per
il mese di febbraio l’invio di 400 elementi incaricati di addestrare e riorganizzare
le truppe maliane. Inoltre, in visita a Dakar, la direttrice di Onu-Donne (Un-Women)
Michelle Bachelet ha espresso “grande preoccupazione” per la sorte delle maliane che
vivono nel nord del Paese, “vittime di violenze sessuali, così come i bambini”. Chiedendo
un intervento mirato a loro tutela, l’ex presidente cilena ha sottolineato che “l’esperienza
ci ha già dimostrato che le donne hanno un ruolo cruciale nella costruzione di una
pace durevole”. (R.P.)