2013-01-09 12:20:36

Il 150.mo anniversario della morte della Serva di Dio Pauline-Marie Jaricot


La Conferenza episcopale francese ha dichiarato il 2012, Anno giubilare della serva di Dio, la ven. Pauline-Marie Jaricot, morta 150 anni fa, a Lione, il 9 gennaio 1862. Il 2012 è stato anche il 190° anniversario della Fondazione dell’Associazione per la Propagazione della Fede e il 90° anniversario della sua erezione ad Opera Pontificia. Con l’indizione di questo Giubileo, la Conferenza episcopale francese ha inteso riscoprire la figura di questa donna, in realtà poco conosciuta, ma che con la sua fede, creatività e santità ha messo in moto la Cooperazione Missionaria dei tempi moderni. Nata a Lione in Francia nel 1799, in un periodo di rapidi sconvolgimenti politici e culturali, fu un’appassionata delle missioni estere e allo stesso tempo una operatrice di giustizia in una società in cui i diritti degli operari e specialmente delle donne erano conculcati. Nel 1822 fondò l’Associazione della Propagazione della Fede con la caratteristica della Universalità. Ella intuì che il problema della cooperazione missionaria non era aiutare questa o quella missione, ma tutte, senza distinzione. “Facciamo qualcosa di universale, di cattolico”. “Tutti i fedeli per tutti gli infedeli”. Da Lei prese inizio quel grande movimento di cooperazione missionaria, che doveva gradualmente coinvolgere tutta la Chiesa, tutti i cattolici, tutte le sue istituzioni, i suoi ministeri. Dalla sua passione missionaria e intuizione nacquero le altre Opere Pontificie: Santa Infanzia, S. Pietro Apostolo, Unione Missionaria. Il suo motto “Tutti i fedeli per tutti gli infedeli” divenne “tutta la Chiesa per tutto il mondo”, il motto del Beato padre Manna, fondatore della Pontificia Unione Missionaria. Alla passione per la diffusione del Regno di Dio tra i non cristiani, aggiunse la passione per la giustizia sociale. Per sollevare dalla miseria gli operai e le operaie dell’allora mondo industriale mise in atto varie iniziative di coscientizzazione sociale e fondò la Banca del Cielo. Questa creatività apostolica era il frutto della sua intensa vita spirituale. Era fermamente convinta che l’opera missionaria non traeva la sua efficacia dall’opera e dalle risorse umane, ma esclusivamente da Dio, perché era Sua la missione. Nel 1826 fondò il Rosario Vivente. Ma fu la sua vita che divenne la testimonianza più tangibile della sua passione per l’annuncio del Vangelo alle Genti. Donazione di se stessa, e di quanto aveva come beni di famiglia, una povertà radicale, una contemplazione continua del volto di Cristo, hanno accompagnato la sua avventura apostolica. Alla fine, come ad ogni discepolo di Cristo, non mancò la croce, dovette subire una enorme quantità di insulti, per la bancarotta che dovette dichiarare nel 1862 e vivere il resto della sua vita nell’assoluta povertà. La riscoperta di questa figura si erge luminosa nel mondo dei cristiani laici, e in particolar modo nel mondo missionario. Ella che amò chiamarsi la “povera di Gesù Cristo” e in seguito “la povera Maria” volle identificarsi come “figlia nel Figlio” per la salvezza di tutto il mondo. Con la sua vita e la sua opera, è stata motivo di una riflessione ecclesiologica missionaria, che sfociava nel Concilio Vaticano II, con l’affermazione: la Chiesa è per sua natura missionaria, e che l’evangelizzazione è diritto e dovere di ogni fedele laico. Per questo fu dichiarata Venerabile dal Beato Giovanni XXIII il 25 febbraio 1963. (R.P.)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 9







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