Venezuela: i vescovi chiedono di "non alterare" la Costituzione
Un appello a non “alterare la Costituzione”, e a tutelare il bene comune in “un momento
difficile e incerto per il Paese” è stato rivolto lunedì da mons. Diego Padrón, presidente
della Conferenza episcopale del Venezuela. Il riferimento, esplicito, è alle tensioni
politiche alimentate dalla malattia del presidente Hugo Chávez. Il vescovo è intervenuto
in apertura dell’Assemblea annuale della Conferenza episcopale, a soli tre giorni
dal 10 gennaio: la data prevista per l’inizio del nuovo mandato di Chávez, ricoverato
a Cuba in seguito a una nuova operazione per un tumore al bacino e alle prese con
un’insufficienza respiratoria causata da un’infezione polmonare. “È un momento difficile
e incerto – ha sottolineato mons. Padrón – che potrebbe condurre il Paese verso un
crocevia pericoloso”. Secondo il presidente dei vescovi, i ben 25 comunicati del governo
sulla salute di Chávez hanno contribuito a “confondere la popolazione” e ora l’unica
certezza è che “il 10 gennaio finisce un mandato del presidente e ne comincia un altro”.
“Questa assemblea non vuole intervenire nell’interpretazione della Carta fondamentale
– ha aggiunto mons. Padrón – ma è in gioco il bene comune e alterare la Costituzione
è moralmente inaccettabile”. Nei giorni scorsi il vice-presidente Nicolas Maduro ha
sostenuto che la cerimonia di insediamento del capo dello Stato è una pura “formalità”
e che Chávez potrebbe giurare anche in seguito, di fronte alla Corte suprema. Diversi
osservatori hanno letto queste dichiarazioni alla luce dell’eventualità che giovedì
il presidente non sia in condizioni di rientrare in Venezuela e prestare giuramento.
Un fatto che secondo l’opposizione dovrebbe portare a una presidenza ad interim e
a un ritorno alle urne pochi mesi dopo il voto dell’ottobre scorso. (R.P.)